Del resto cosa mi aspettavo? Non era stato chiaro? E io non facevo la clandestina esattamente come lui? Nascondersi. Come due ladri. Quel gioco cominciava a piacermi sempre meno. Ma allo stesso tempo mi intrigava da morire.
Rientrare in casa suscitò in me una nuova emozione: avevo tradito mio marito e lui non lo sapeva. Non doveva nemmeno sospettare. Fingere, come se fossi appena uscita dal parrucchiere o dal supermercato, con il profumo di Matteo che non riuscivo a capire se mi si fosse attaccato ai vestiti o rimasto nel naso. Una bella prova.
Tommaso era comodamente seduto sul divano e stava sorseggiando del prosecco. Ci salutammo di sfuggita e, per paura che trapelasse qualcosa, mi infilai in cucina. La cena, le solite quattro chiacchiere e poi di nuovo la TV. Una sera normale, come tante, come la maggior parte, senza niente da dirsi, seduti vicini e lontanissimi. Ero terrorizzata dal fatto che mio marito potesse intuire qualcosa, ma allo stesso tempo mi dispiaceva che lui non cogliesse in alcun modo il mio disagio. Avrei voluto che mi venisse più vicino e mi coccolasse un po', che facesse un gesto, anche solo uno. Che mi rassicurasse e mi costringesse a interrompere il percorso che avevo intrapreso. Ma non accadde niente: il suo zapping estenuante mi costrinse ad andare a dormire.
Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte, sudata e terrorizzata, senza riuscire a ricordare cosa avevo sognato per spaventarmi così. Il primo impulso fu quello di svegliare Tommaso, ma non volevo fare la figura della stupida paurosa. Mi alzai per bere un po' d'acqua, con il cuore ancora accelerato e me ne tornai a letto. Non riuscii più a dormire, mi sembrava di rivivere la giornata appena trascorsa. Matteo, le nostre risate, i suoi baci, le carezze sempre più audaci sulla mia pelle sempre più calda, il suo desiderio e all'improvviso il suo viso mi apparve deformato come in un ghigno. Sussultai di nuovo, con la fronte già imperlata di sudore. Ecco cosa era: il senso di colpa unito alla mancanza di una motivazione seria che potesse giustificare quello che avevo fatto. Quasi per farmi perdonare mi avvicinai a mio marito che era profondamente addormentato e lo abbracciai. Con la testa appoggiata sul suo petto riuscii finalmente a ritrovare serenità. Mi ripetei fino alla nausea che avevo sbagliato, che l'amore della mia vita lo avevo accanto, che non valeva la pena rischiare tutto per un capriccio che non appariva nemmeno così esaltante. Con la ritrovata lucidità conclusi che la vacanza di Matteo arrivava proprio al momento giusto: saperlo lontano con la sua famiglia mi avrebbe aiutato a prendere le distanze e a riconsiderare tutto quello che era successo sotto un'altra prospettiva. Ci eravamo suggestionati a vicenda ed entrambi eravamo vittime di fantasie fin troppo pericolose. La decisione era presa: considerare quello che era successo un incidente di percorso e passare oltre, ritornare alle nostre vite strutturate che tutto sommato, sotto molti aspetti, non erano nemmeno così insoddisfacenti. Allo stesso tempo, però, l'idea di Matteo completamente assorbito da un'altra, ancorché fosse sua moglie, mi procurò un leggero fastidio. Decisi che era meglio mettere a tacere quella sensazione senza farmi domande né cercare risposte e, ancora stretta a mio marito, cercai di dormire anche se entro un paio d'ore la sveglia mi avrebbe obbligata, in maniera poco garbata, ad affrontare una nuova giornata che non cominciò proprio nel migliore dei modi. Fu Tommaso a darmi un pessimo buongiorno:
<< Amore ma la notte devi proprio starmi addosso? Ho riposato male e oggi ho una giornata impegnativa.>>
<<Scusami.>> e mi resi conto che non intendevo scusarmi per essermi abbarbicata a lui mentre dormiva. Rimasi male: da sempre avevo desiderato dormire abbracciati e da sempre me l'aveva negato, ma era una di quelle cose a cui di solito non facevo più tanto caso. Non quella mattina però: quella mattina avrei avuto bisogno che mi dicesse: “Amore è sempre bello tenerti tra le braccia.” Ma mi sentivo colpevole e lo giustificai pensando che proprio non mi meritavo una frase carina, non dopo averlo tradito e ingannato.
Rientrare in casa suscitò in me una nuova emozione: avevo tradito mio marito e lui non lo sapeva. Non doveva nemmeno sospettare. Fingere, come se fossi appena uscita dal parrucchiere o dal supermercato, con il profumo di Matteo che non riuscivo a capire se mi si fosse attaccato ai vestiti o rimasto nel naso. Una bella prova.
Tommaso era comodamente seduto sul divano e stava sorseggiando del prosecco. Ci salutammo di sfuggita e, per paura che trapelasse qualcosa, mi infilai in cucina. La cena, le solite quattro chiacchiere e poi di nuovo la TV. Una sera normale, come tante, come la maggior parte, senza niente da dirsi, seduti vicini e lontanissimi. Ero terrorizzata dal fatto che mio marito potesse intuire qualcosa, ma allo stesso tempo mi dispiaceva che lui non cogliesse in alcun modo il mio disagio. Avrei voluto che mi venisse più vicino e mi coccolasse un po', che facesse un gesto, anche solo uno. Che mi rassicurasse e mi costringesse a interrompere il percorso che avevo intrapreso. Ma non accadde niente: il suo zapping estenuante mi costrinse ad andare a dormire.
Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte, sudata e terrorizzata, senza riuscire a ricordare cosa avevo sognato per spaventarmi così. Il primo impulso fu quello di svegliare Tommaso, ma non volevo fare la figura della stupida paurosa. Mi alzai per bere un po' d'acqua, con il cuore ancora accelerato e me ne tornai a letto. Non riuscii più a dormire, mi sembrava di rivivere la giornata appena trascorsa. Matteo, le nostre risate, i suoi baci, le carezze sempre più audaci sulla mia pelle sempre più calda, il suo desiderio e all'improvviso il suo viso mi apparve deformato come in un ghigno. Sussultai di nuovo, con la fronte già imperlata di sudore. Ecco cosa era: il senso di colpa unito alla mancanza di una motivazione seria che potesse giustificare quello che avevo fatto. Quasi per farmi perdonare mi avvicinai a mio marito che era profondamente addormentato e lo abbracciai. Con la testa appoggiata sul suo petto riuscii finalmente a ritrovare serenità. Mi ripetei fino alla nausea che avevo sbagliato, che l'amore della mia vita lo avevo accanto, che non valeva la pena rischiare tutto per un capriccio che non appariva nemmeno così esaltante. Con la ritrovata lucidità conclusi che la vacanza di Matteo arrivava proprio al momento giusto: saperlo lontano con la sua famiglia mi avrebbe aiutato a prendere le distanze e a riconsiderare tutto quello che era successo sotto un'altra prospettiva. Ci eravamo suggestionati a vicenda ed entrambi eravamo vittime di fantasie fin troppo pericolose. La decisione era presa: considerare quello che era successo un incidente di percorso e passare oltre, ritornare alle nostre vite strutturate che tutto sommato, sotto molti aspetti, non erano nemmeno così insoddisfacenti. Allo stesso tempo, però, l'idea di Matteo completamente assorbito da un'altra, ancorché fosse sua moglie, mi procurò un leggero fastidio. Decisi che era meglio mettere a tacere quella sensazione senza farmi domande né cercare risposte e, ancora stretta a mio marito, cercai di dormire anche se entro un paio d'ore la sveglia mi avrebbe obbligata, in maniera poco garbata, ad affrontare una nuova giornata che non cominciò proprio nel migliore dei modi. Fu Tommaso a darmi un pessimo buongiorno:
<< Amore ma la notte devi proprio starmi addosso? Ho riposato male e oggi ho una giornata impegnativa.>>
<<Scusami.>> e mi resi conto che non intendevo scusarmi per essermi abbarbicata a lui mentre dormiva. Rimasi male: da sempre avevo desiderato dormire abbracciati e da sempre me l'aveva negato, ma era una di quelle cose a cui di solito non facevo più tanto caso. Non quella mattina però: quella mattina avrei avuto bisogno che mi dicesse: “Amore è sempre bello tenerti tra le braccia.” Ma mi sentivo colpevole e lo giustificai pensando che proprio non mi meritavo una frase carina, non dopo averlo tradito e ingannato.
da "Amanti"
Nessun commento:
Posta un commento