mercoledì 31 ottobre 2012

.....una splendida dote....

Ho ricevuto un complimento: sono una delle poche, pochissime donne che non pretende di cambiare un uomo.....Chi me l'ha detto ha aggiunto che è una grande dote perché fa sentire liberi e apprezzati e che deve essere bellissimo stare con me perché faccio stare bene..... Peccato però che poi gli uomini scelgano quelle che li vogliono cambiare,  che pretendono e con cui molto spesso non stanno bene..... Tutti gli uomini con cui ho avuto a che fare mi hanno apprezzato e mi hanno detto che sono una splendida persona ..... però...... Però poi non sanno cosa farsene di me..... Boh! Devo avere qualche inconfessabile difetto di fabbricazione..... Bruttina? Sessualmente insoddisfacente? Noiosa? Insignificante? Banalemediocreinsulsa? Poco intelligente? Poco femminile e per niente sensuale? Forse tutti e otto insieme? Perché queste sono le cose che mai nessun uomo direbbe a una donna se ha un po' di buongusto e, visto che mi ritrovo sola, sarà che ho sempre incontrato uomini di buongusto e sono spariti senza dare spiegazioni  per non dirmi che sono così? certo, sono una splendida persona....ma se tutti scappano vuol dire che sono sbagliata e forse quella grande dote che mi viene riconosciuta serve solo ad essere una buona amica per un uomo, ammesso però che  l'uomo in questione non abbia conosciuto anche gli altri lati e, in questo caso, vista nell'insieme, non risulto altro che uno splendido cesso da cui è meglio stare a debita distanza..... 

martedì 30 ottobre 2012

....come un uragano.....

Stasera ho visto un film....Un amore breve e intenso.....poi lei si vede strappare lui dalla morte.....Le rimane una scatola con alcuni oggetti....un regalo semplice che aveva preparato per lui aspettandolo e tutto quello che si erano scritti da lontano.........D'improvviso niente sembra avere più senso..... i figli le gravitano intorno senza che lei riesca a reagire.....si trascina e pensa solo a lui.....annientata da un dolore troppo grande.... niente e nessuno la può consolare di quella mancanza che le ha portato via il sorriso e la voglia di vivere....Mi sono rivista in Adrienne..... Ora che lui ha deciso di morire per me.....ora che so che non lo rivedrò e non lo sentirò più proprio come se fosse morto.....rimangono alcuni oggetti.....un regalo semplice che non gli ho potuto dare.....tutte le cose che ci siamo scritti.....Ma mentre Paul se n'è andato con un "Ti amo" che apriva la prospettiva di una vita insieme, lui se n'è andato con un "La nostra storia è finita e sono assolutamente sicuro che non torneremo insieme. Lasciami andare" che ha chiuso qualsiasi prospettiva......Morto due volte....Ho pianto insieme ad Adrienne.....ma lei ha avuto la sua consolazione: lui le ha mandato pony sulla spiaggia per dirle che sarà sempre con lei......Io non ho avuto nessuna consolazione.....è sparito e basta..... Come un uragano.....E quell'uragano si è portato via tutto...... A lei è rimasto il calore di un sentimento.......a me il freddo di un addio.....

...l'ultima volta....



[...]Stesso agriturismo. Stesso impeto nel fare l'amore dopo una settimana di attesa a raccontarci il nostro desiderio da lontano. Ogni volta mi veniva il dubbio se avessi mai amato mio marito perché con lui non ero mai riuscita ad essere così accesa. Matteo sapeva risvegliare i miei sensi come nessuno aveva mai fatto. Lo cercavo continuamente con le mani, con la bocca, ero avida di lui come lui lo era di me. Ci percorrevamo ogni centimetro di pelle e poi ci trovavamo uno dentro l'altra mentre il piacere annebbiava la mente. Il suo movimento sinuoso sopra di me, le sue spinte, quello sguardo intenso negli occhi prima di avventarsi sulla mia bocca facevano crescere a dismisura la mia eccitazione. Lo stringevo, lo mordevo, lo avvinghiavo, per trattenerlo, in un crescendo che ci portava infine a godere mentre gli gridavo che lo amavo. Tra le lenzuola bagnate di sudore e di piacere ci adagiavamo per riprendere fiato. Erano questi momenti di quiete quelli delle confidenze fatte sottovoce, quasi per non disturbare le membra stanche[...] (dal cap. XIX)

Mentre scrivo queste cose mi sembra di vedere un film.... Mi pare una realtà talmente lontana da ricordarla a malapena. Dopo cinque mesi che non mi avvicino ad un uomo, che non mi lascio sfiorare nemmeno per scherzo o per amicizia, è come se non avessi mai provato le sensazioni fisiche che vado descrivendo, tanto che ho quasi paura di risultare poco credibile. Mi sono abituata a far tacere i miei sensi, i miei desideri e i miei istinti anche se è una violenza inaudita che a volte mi procura un malessere fisico. Ogni tanto penso che forse non farò mai più l'amore e cerco di ricordare l'ultima volta che l'ho fatto....Un po' frettolosamente e in mezzo a tanti problemi....sapeva già di deriva....Se l'avessi saputo......forse avrei preteso di più.....forse avrei dato di più....Invece non ricordo più nemmeno bene come è stato...se ho pianto come spesso mi capitava oppure no....So però come mi sentivo....questo sì.... E chissà se mai mi ricapiterà di vivere ancora quella esperienza....se il mio corpo risponderà ancora a quelle sollecitazioni....Credo che rimarrò con questo dubbio..... anche se in molti mi dicono che sono scema.... che non dovrei sprecare tempo e occasioni che ancora mi si presentano in gran numero.... Ma per fare l'amore ci vuole amore..... e io non ce l'ho più.... e non lo cerco.... L'ultima volta....in macchina....su una strada di campagna....nel disperato tentativo di salvare il salvabile..... con i vestiti addosso e un po' di fretta..... L'ultima volta.....Bisognerebbe sempre stabilirle a tavolino le ultime volte..... per renderle perfette e speciali......per evitare di viverle banalmente e rimanere poi con l'amaro in bocca.....

....le parole che non ti ho detto....

"E' da tanto che non ti sento....forse non ti sentirò più....non ne avverto il bisogno.....forse ci siamo sentiti per troppo tempo e troppo a lungo e io mi annoio facilmente.... Sei una pagina che ho chiuso, credo di avertelo detto chiaramente e penso che tu l'abbia capito.... So che invece tu ti ostini a trattenermi dentro di te, non so a quale scopo...solo per farti ancora più male. La nostra storia.... Una storia di amanti, come tante.... sei stata tu a colorarla dentro di te di tinte troppo accese.... Certo, ti ho aiutato in questo, ti ho fatto credere che tu fossi la donna che volevo accanto, che ti amavo anche...forse per un po' l'ho creduto anch'io... era come una favola da scrivere a quattro mani, ma ogni favola è una finzione e sei sta tu ad essere incauta e a crederci come se fosse vera. Come hai fatto a pensare che io potessi cambiare la mia vita per te? Sono un uomo affascinante, non bellissimo ma di successo e posso avere tutte le donne che voglio. Per un po' ho voluto te....ma solo per un po'....te l'ho sempre detto. Ti ho fatto credere che c'eri solo tu, ma non ho mai smesso di fare l'amore con mia moglie.... lei è la persona che ho scelto e, con tutti i suoi difetti, ha le caratteristiche che mi piacciono.... insieme abbiamo costruito tanto e non mi ha mai sfiorato l'idea di rinunciarci per te, nemmeno nei nostri momenti più accesi. Come hai fatto a non capire che tra noi era solo un episodio? Quando sei rimasta incinta  ti ho sputato in faccia con veemenza che non volevo un figlio da te (e sai quanto adoro i bambini), che avresti dovuto disfartene, non era sufficiente per capire? E poi....Il tempo è passato e tu sei diventata un ramo secco....conclusa la tua stagione di fertilità.....ho cominciato a vederti come una vecchia....ti ho immaginato avvizzita e non è stato difficile...il tuo viso ha cominciato a rivelare i segni degli anni.....7 in più di me...Troppi, ti pare? E' vero che sei una donna ancora piacevole e affascinante, ma non per me.....Io voglio accanto una donna giovane, senza troppi problemi...bella.... Mi hai chiesto tante volte se il motivo fosse questo... Non ti ho mai dato una risposta, non volevo ferirti, ma sei abbastanza sensibile e l'hai capito da sola..... Ti fa male, lo so, forse pensi di me tutto il male possibile, ma sei tu che hai voluto rischiare fino all'inverosimile e se alla fine ho dovuto dirti parole definitive è proprio perché stavi diventando patetica e questo mi dispiaceva.... Ti voglio bene, sei una bella persona.... meritavi almeno di non perdere la tua dignità. Ti ho detto anche che non volevo perderti.....in realtà ti sento così lontana che non sei più di un'ombra che ogni tanto si affaccia alla mia mente ma di cui non riesco nemmeno più a indovinare i contorni. Ho archiviato la nostra storia e ho archiviato te, ora ho bisogno di altro. Di noi mi piaceva quell'adrenalina per una situazione clandestina.... la tua dolcezza.... il sesso, almeno finché non è diventato banale e sempre uguale..... Non ho mai pensato che tu fossi l'amore della mia vita....non potevi esserlo... Troppo vecchia, troppo mediocre, troppo romantica, troppo appiccicosa, troppo pesante con quella smania di voler per forza scavare sempre fino in fondo..... La verità....Cosa te ne farai della verità ora che te l'ho detta? Non era quello che già sapevi? Parole...parole...ti sono sempre piaciute troppo le parole.... Non era già scritto tutto dentro i miei silenzi? Ora hai anche le parole che non ti ho mai detto....Sarai contenta..... Se le ho scritte è solo perché tu possa allontanarmi dai tuoi pensieri e dal tuo cuore e non avere dubbi sul fatto che è stata solo una storia di amanti di quelle più comuni, che non aveva niente di speciale: incontri a scadenza fissa ma subordinati ai miei impegni familiari o di lavoro, sesso in macchina o in albergo, qualche parola carina per rendere il tutto meno squallido, il divieto di farti sentire quando ero a casa o con lei..... Che poi mi sia affezionato a te è abbastanza normale: tutte le persone che si frequentano si affezionano.... Ma poi....la noia, la voglia di qualcosa di più stimolante e più comodo, di nuovo..... un incontro emozionante e diverso...... E' finita così...... come doveva finire....come era previsto e prevedibile..... Non mi manchi.... non ti penso quasi mai..... Ti auguro di passare oltre e di essere felice senza di me.... come lo sono io senza di te......

lunedì 29 ottobre 2012

....è amore....(cap. XVII)



Quando rientrai, la casa era immersa nel silenzio, anche perché erano le due. Facevo fatica a distaccarmi da quanto era successo perché Matteo mi bombardò di sms in cui mi diceva che gli ero entrata nel sangue, che non vedeva l'ora di rivedermi, che si sentiva felice come un ragazzino al primo amore. Non mi fu difficile credergli perché provavo anch'io le stese cose, ma ora era il momento di cambiare maschera e indossare di nuovo quella della moglie tutta casa e lavoro. Mi feci una doccia veloce, quasi per lavare via le sensazioni che avevo provato e che percorrevano ancora la mia pelle e mi infilai a letto, vicino a mio marito che dormiva.
La mattina, al risveglio, lui mi venne vicino e, sebbene ancora mezzo addormentata, intuii che mi voleva: le sue mani sui miei seni, la sua bocca sul collo erano segni inequivocabili del suo desiderio. Avevo ancora sonno ma qualche neurone che era già entrato in funzione, produsse l'idea che dopo quello che gli avevo fatto meritava almeno di essere accontentato. Fu un amplesso veloce e distratto, ma lui sembrò non farci troppo caso e subito dopo ci alzammo per andare al lavoro. Non ero ancora salita in ufficio che arrivò un sms di Matteo: “Buongiorno piccola. Da ieri non faccio altro che pensare a te.” Il cuore mi balzò nel petto: mi piaceva da morire quando mi chiamava “piccola” e soprattutto sapere che ero al centro dei suoi pensieri mi dava una grande soddisfazione. Era fuori di dubbio che avesse trovato il modo giusto per fare breccia dentro di me, riusciva a compensare quel senso di vuoto che mi portavo dietro da anni, era così presente che non mi faceva mai sentire sola, insomma, aveva tutte le caratteristiche che avevo sempre cercato invano in Tommaso. Aveva solo un grande difetto: una moglie. Misi un freno ai miei pensieri in libertà: sì, era sposato, ma anch'io lo ero e quindi nessuna implicazione sentimentale era consentita tra di noi. Poteva pure uscire qualche frase carina, ma faceva parte del gioco, solo un modo per rendere meno squallido un rapporto clandestino. Peccato però, perché alla fine mi rendevo conto che né io né lui eravamo capaci del distacco che la situazione avrebbe imposto: io avevo voglia di sentirlo, di vederlo e lui anche, mi emozionava sempre di più quel gioco virtuale di parole e pensieri teneri e appassionati, mai volgari, che facevano crescere ogni giorno il desiderio di vedersi e stare insieme. Ma al di là delle mie divagazioni romantiche c'era la vita di ogni giorno che si imponeva e fu così che l'arrivo di Edoardo mi riportò alla realtà. 
La mattina scorse veloce. Ogni tanto rubavo di nascosto qualche minuto per inviare un sms e all'uscita mi accorsi che non avevo fatto altro che pensare a Matteo pur riuscendo a sbrigare tutto il lavoro che Edoardo mi aveva assegnato. 
Ero felice come una ragazzina. Tommaso non si accorgeva di niente perché con lui ero affettuosa e anzi, durante il pranzo, mi disse anche che così rilassata ero molto più piacevole. 
Che avessi trovato la ricetta per far funzionare il mio matrimonio? Volli illudermi che fosse così, mi sentivo in grado di tenere tutto sotto controllo anche perché Matteo mi piaceva sempre più ma non mi sentivo così coinvolta da non poterne fare a meno. Era gratificante la sua attenzione ma tutto rimaneva entro binari leciti: lui la sua storia e io la mia. Tanto ci sentivamo sicuri e spavaldi che cominciammo anche a ironizzare sui rapporti intimi che avevamo in casa. 
<<Stasera non mi va ma mia moglie è nervosa e devo darle il calmante.>> 
<<Le fai l'effetto di un calmante? Non è proprio il massimo!>> 
<<Sì, basta che non rompa, in dieci minuti mi sbrigo. E tu?>> 
<<Da me la cosa è un po' più impegnativa, qui siamo più attivi.>> 
<<Ma tu ne hai voglia?>> 
<<Se proprio devo essere sincera no, però è comunque piacevole. O sbaglio?>> 
<<Ah sì, certo. Variazioni sul tema.>> 
E ci ridevamo su. Ma questo cameratismo su un argomento così delicato non durò a lungo. 
Una sera ci stavamo scambiando sms, ma Tommaso mi venne vicino e cominciò a mettermi le mani dappertutto. Il suo sguardo era eloquente. Gli dissi che dovevo andare in bagno e inviai l'ultimo sms: “Mio marito mi reclama. Notte.>> e spensi il telefono. 
Quando lo riaccesi la mattina dopo c'erano dentro ben cinque messaggi: “Allora buona serata.” “Perché non rispondi?”. “Non sopporto che lui ti tocchi. Sei mia”. “ Non dirmi mai più quando lui ti vuole, mi fa stare troppo male. Sono geloso”. “Sei già tra le sue braccia e io non riuscirò a dormire.” Rimasi perplessa. Stava giocando o faceva sul serio? Non era consentito essere gelosi del coniuge. La nostra storia era un piccolo mondo isolato da tutto il resto e non doveva interferire con le nostre vite. 
“Gli accordi non erano questi. Comunque ok, se non vuoi sapere più niente eviterò qualsiasi cenno che riguarda la mia vita privata” fu la mia risposta. Lui di rimando: “Scusami ma non posso farci niente. E' quello che provo.” 

Questa risposta mi lasciò ancora più perplessa: pensavo che fosse stata la reazione di un momento, ma la sua conferma mi spiazzò. Non aveva il diritto di essere geloso e non ero sua. Fui un po' infastidita dalle sue affermazioni: così correva il rischio, ed io con lui, di infrangere un equilibrio che avevamo appena trovato. Lasciai passare un po' di tempo, non volevo dare troppa importanza alla cosa. Pensai che ognuno fosse responsabile del suo matrimonio: io mi sarei guardata bene dal compromettere il mio e lui che facesse quello che riteneva opportuno. Mi concentrai sul lavoro, non mi andava di complicarmi la vita e tanto meno di intavolare una discussione virtuale. Fu lui a farsi sentire in tarda mattinata. 
<<Marta ho troppa voglia di vederti. Va bene per te domani pomeriggio?>> 
Non so dove trovassi la sfrontatezza di inventarmi continuamente impegni, rischiando anche di essere smascherata visto che non ponderavo niente e buttavo là scuse senza alcuna premeditazione. Ma Tommaso il pomeriggio era al lavoro e non riusciva a pensare a più di una cosa alla volta; avrei anche potuto non dire niente, forse sarebbe stato anche meglio, ma, come spesso succede, quando si fa qualcosa che non si dovrebbe fare, si ha bisogno di una giustificazione prima di tutto per mettere a tacere i nostri sensi di colpa. 
Ci vedemmo al solito posto, parlammo un po', scendemmo per una passeggiata verso la rocca del paese, qualche bacio tenero tenero e poi la sua proposta: 
<<Marta ho voglia di te, ma non mi va di farlo in macchina. Che ne dici se cerchiamo una camera per stare tranquilli?>> 
Oddio! Questo non l'avevo calcolato. La camera a ore, lo sguardo curioso, un po' complice e accusatorio del gestore, un luogo anonimo ed estraneo: l'idea non mi sorrideva molto. Era vero però che anche la ricerca di un luogo appartato, col rischio comunque di essere sorpresi da qualcuno di passaggio, se da una parte era intrigante, dall'altra rendeva tutto più affrettato. 
<<Mi imbarazza un po'. Ovviamente non l'ho mai fatto. Ho sempre pensato che fosse una cosa squallida.>> E dissi questo con lo sguardo abbassato. 
<<Sei dolcissima quando sei timida e io non voglio fare niente che ti dia fastidio. Era solo per stare tranquilli, soli io e te, con tempo a disposizione, la libertà di essere nudi. Non ti ho mai vista completamente nuda.. Voglio sentire la tua pelle addosso. Però non fa niente. Come non detto.>> E mi sorrise. Non era arrabbiato per niente!!! Tanto fu lo stupore che rividi immediatamente la mia posizione: 
<<Ok, andiamo. Anche a me va di farlo con tranquillità>> E sorrisi anch'io. 
La zona che frequentavamo era affollata di agriturismi e c'era solo qualche piccolo hotel per turisti più frettolosi. Percorrendo lentamente strade di campagna scherzavamo sui nomi di possibili alcove per rimandare di qualche minuto l'impatto con una realtà che forse non piaceva del tutto nemmeno a lui. 
<<”Cascata di stelle”. Marta, più romantico di questo non c'è. Molto meglio della “Tana del lupo” o del “Cinghiale bianco”. Andiamo dai, c'è anche la piscina.>> 
<<Ok, ok. Ma tu scendi e chiedi. Io ti aspetto in macchina.>> 
<<La solita timida. Va bene, aspetta qui.>> 
Appena rimasta sola sentii una fastidiosa agitazione. Forse per la prima volta ebbi la coscienza piena che stavo facendo un torto inaccettabile a Tommaso. Avrei voluto tornare indietro, poter cambiare idea, tornare a casa, ma Matteo stava tornando e con la sua espressione trionfante mi fece capire che ormai era tardi, che era tutto sistemato. 
Scesi dalla sua auto titubante e silenziosa, lo seguii su per le scale esterne di un casolare di campagna arredato con cura e molto discreto. Girò la chiave nella serratura e di colpo ci trovammo soli e isolati da tutto, senza l'ansia di essere sorpresi. Avevamo appena richiuso la porta e già eravamo stretti in un forte abbraccio. D'improvviso sembrava tutto facile: i suoi baci, il mio abbandono, le nostre risate. Era come vivere in un'altra dimensione. Con la bocca incollata sulla mia mi adagiò delicatamente sul letto e le sue mani cominciarono a cercare la cerniera del mio vestito, i gancetti del reggiseno, mentre io, con la stessa frenesia, lo liberavo della camicia e dei jeans. La sua pelle a contatto con la mia mi provocò un brivido di piacere che mi tolse la lucidità. I nostri corpi si cercavano, si modellavano l'uno sull'altro, si muovevano in una perfetta sincronia e scoprivano sensazioni nuove e violente. La sua mano guidava la mia e mi imponeva carezze audaci che non avevo mai osato, non di fronte a un uomo. Salivano i miei gemiti di piacere strozzati in gola dalla sua penetrazione lenta e decisa che mi fece sussultare dandomi la sensazione che fosse arrivato a toccarmi l'anima. Fu un turbine che non ricordavo di aver mai provato e mentre il nostro piacere saliva quasi in un grido mi uscì un “Ti amo” che sorprese me per prima. 
<<Ti amo anch'io.>> fu la sua risposta appena sussurrata mentre si adagiava accanto a me. Per qualche minuto il silenzio ci avvolse. Non so cosa pensasse lui e non glielo chiesi. Io mi domandai se le parole che avevo pronunciato non fossero semplicemente funzionali al nostro gioco erotico. Ma non le avevo premeditate, mi erano uscite d'impulso e mi resi conto che le avevo pronunciate con tanta spontaneità. Forse il prodotto di uno slancio emotivo legato ad una situazione molto particolare per me? O un sentimento che si era finalmente manifestato in un momento in cui avevo allentato ogni freno? Inutile pensarci, avrei avuto modo di capirlo nei giorni successivi. Mi accoccolai tra le sue braccia e comincia ad accarezzarlo mentre lui faceva già progetti per il nostro prossimo incontro. 
Le sue dita leggere percorrevano le linee del mio corpo e la sua voce mi accarezzava. Una calma rilassante ci avvolgeva nella penombra mentre la nostra pelle cominciava a bruciare di nuovo e a reclamare baci sempre più indiscreti che si spingevano ad esplorare i nostri angoli più intimi. Ci trovammo di nuovo avvinghiati: lui dentro di me in un vortice di sensazioni che mi faceva sentire sempre più sua, senza riserve, desiderosa di avvolgerlo per sentirlo sempre più mio. Volevo il suo desiderio, il suo piacere, ma volevo anche la sua anima che sentivo vibrare insieme alla mia, nei nostri gemiti e nel respiro che si faceva sempre più affannato. Quando ci allungammo di nuovo tra le lenzuola, stanchi d'amore, gettai un furtivo sguardo all'orologio: le diciannove! Dio mio! Era tardissimo! Non sapevo come fare a dirglielo, a rompere quell'incantesimo che aveva annullato la mia percezione del tempo, ma a lui non sfuggì la mia preoccupazione: 
<<Amore abbiamo fatto un po' tardi mi sa. Doccia e andiamo?>> 
<<Sì.>> risposi piena di gratitudine. 
Ora mi era tornata l'ansia. Tommaso sarebbe di sicuro rientrato prima di me e mi avrebbe fatto domande. Sarei stata in grado di sostenerle in modo credibile? E Matteo come faceva a essere così tranquillo? Non aveva anche lui la moglie a casa? In pochi minuti ero già pronta per uscire. Un'ultima occhiata al letto disfatto, alla camera impregnata del nostro profumo e poi via, a recuperare la mia auto per rientrare nella mia vera realtà. Stavo per scendere quando lui mi bloccò. 
<<Marta rimaniamo a cena insieme.>> 
<<Non è possibile. Non so che dirgli. E' già tardi.>> 
<<Dai...una telefonata. Che ti costa?>> 
<<No, Matteo. Magari un'altra volta. Ora devo rientrare.>> 
<<Ok, come vuoi.>> ma gli si leggeva bene in viso la  delusione. Non che non mi sarebbe piaciuto, ma ero ancora troppo legata ai miei schemi per commettere una follia in più. Matteo mi baciò delicatamente e: 
<<Ciao amore. A presto.>> 
Un sorriso e a malincuore salii sulla mia macchina. Lui partì dietro di me ma si soffermò ancora sulla rampa per un ultimo saluto: ormai era diventata la nostra dolce consuetudine ed era una delle cose a cui non avrei voluto rinunciare. 
Sulla strada del ritorno la preoccupazione mi impedì di ripensare a quel magico pomeriggio. Mi concentrai nella guida per arrivare prima possibile e, fino a casa, non lessi nemmeno gli sms che mi erano arrivati. “Ti sento mia. Già mi manchi”. “Ti amo” lessi dopo aver parcheggiato e quanto avevo letto mi rese ancora più difficile chiudermi alle spalle la porta di casa mia.

....mal d'amore....

.....la brutta anatroccola....

C’era una volta un brutto anatroccolo……una vecchia storia….e chi non la conosce? Brutto, tormentato, deriso e anche con la sfiga di essere troppo sensibile…tanto da stare molto male perché non era accettato. La storia finisce con lui che un bel giorno si specchia e si ritrova uno splendido cigno, regale e finalmente rispettato da tutti…..Bel finale, soprattutto perché il brutto anatroccolo ha conservato la sua sensibilità e la sua semplicità. Ma nello stesso laghetto, e forse questo nessuno lo sa, c’era anche una brutta anatroccola…..lei proprio non se la filava nessuno, nemmeno la prendevano in giro….Se ne stava da sola, un po’ appartata e tirò un sospiro di sollievo quando vide il suo simile farsi bello. "C’è speranza anche per me…." pensò e si mise tranquilla cercando di vincere la noia perfezionandosi nel volo e nel nuoto a pelo d’acqua…..aveva imparato a danzare quasi, increspando la superficie di strani e suggestivi disegni….. un bel giorno anche lei si ritrovò bella, circondata da starnazzanti anitroni che l’avevano sempre allontanata. Era talmente felice di avere un po’ di considerazione che, nemmeno sfiorata dal pensiero di vendicarsi, era carina e gentile con tutti. In molti la volevano ma lei sentiva di non appartenere a nessuno, aveva imparato ad amare la sua libertà e anche quella solitudine che le permetteva di creare splendidi giochi d’aria e di acqua….:Ma un giorno…..eccolo là…..un giovane cigno molto più convincente degli altri, riuscì ad attirare la sua attenzione….. Non era particolarmente maestoso, anzi, era anche un po’ goffo (strano per un cigno), ma con i suoi modi un po’ bizzarri e scanzonati riuscì a farla innamorare (eh sì….anche i cigni si innamorano….). Da quel momento per lei cominciò un periodo felice che la rendeva ancora più bella. Gli era sempre vicino, anche quando lui, possessivo ma non troppo propenso a lasciarsi catturare, la lasciava sola per svolazzare da qualche altra parte. Lei lo pensava, lo aspettava, sognava di vederlo ancora, credeva al suo amore, si fidava….. E lui, ormai certo di averla conquistata, si divertiva a tenerla sulle spine…..Prometteva e non manteneva…..Tornava per allontanarsi subito dopo…..era talmente sicuro dell’amore di lei che si permetteva pure di fare il galletto (strano davvero anche questo per un cigno), con qualche ochetta che lo voleva tutto per sé….. La poverina cominciò a capire che forse il suo amore era malriposto e questo la faceva soffrire….ogni giorno di più…..Le sue lacrime disegnavano sulla superficie dell’acqua incroci di cerchi sempre più complicati, ma appena lo vedeva riusciva sempre a perdonare tutto e in nome di quei pochi momenti di felicità accettava ogni cosa. Piano piano però, le delusioni di ogni giorno diventarono un peso talmente grande da sopportare che si accorse di non riuscire più a perdonare. Dopo l’ennesima promessa disattesa, la cignetta si incazzò davvero. Quando il cigno si ripresentò spavaldo, lei lo aggredì selvaggiamente, lo beccò tutto fino a spennacchiarlo ben bene e lo cacciò via in malo modo. Il mal capitato si rese conto di avere esagerato, chiese scusa, fece altre promesse, ma lei, che ormai non si fidava più, gli urlò in faccia tutta la sua rabbia e, sdegnosamente, volò via, lontano……. Si fermò in uno specchio d’acqua limpido, in mezzo ad una foresta e, anche se triste, ricominciò le sue danze in attesa di un nuovo amore…. Si sentiva sola, ma poteva bastare a se stessa e aveva fiducia che la felicità sarebbe tornata anche per lei…..per il momento la cosa importante era aver ritrovato la sua dignità….E il cigno bastardo? Rimase sbalordito da quello che era successo….Era talmente pieno di sé da avere la certezza che mai nessuna lo avrebbe abbandonato….. tanto meno la cignetta tanto innamorata…..Un po’ si dispiacque, ma era talmente orgoglioso che si convinse che non sarebbe stato difficile sostituirla e in breve gli sembrò di averla dimenticata…… Solo dopo essersi stancato di avere vicino solo anatre e oche, perchè di meglio non riusciva più a trovare, ritornò a pensare alla sua cignetta innamorata e decise di andarla a cercare…… Mentre volava alto nel cielo, facendo mille buoni propositi e ripetendosi le frasi di pentimento che voleva dirle, la vide nel laghetto in mezzo alla foresta: sì, era bella ed elegante come prima e i disegni nell’acqua erano ancora più suggestivi di come li ricordava……gli si allargò il cuore……In picchiata si precipitò verso di lei, le sorrise (lo so che il becco è un pò troppo rigido per sorridere, ma in questa favola se i cigni si innamorano possono anche sorridere, altrimenti che favola è?)…… E lei? Lei lo guardò con aria interrogativa e gli disse: "Non so chi sei, ma sento che non sei tu quello che sto aspettando….." ……Sì, mi dispiace per gli amanti del lieto fine, ma lei lo aveva dimenticato….. E chissà che non possa succedere anche nella vita vera di riuscire a dimenticare chi non ci merita perché ci ha fatto troppo male?


domenica 28 ottobre 2012

....se ami sai....

Sarà la centesima volta che tiro fuori dalla borsa il telefonino e guardo: nessun sms. E’ strano come alle volte quella che potrebbe sembrare un’abitudine diventi la cosa che rischiara le tue giornate. “Perché ora non c’è quel tuo sorriso al mattino per me….” Non riesco ad accettarlo…….bastavano i tuoi telegrafici “Buongiorno….un bacio” e anche la più tetra giornata si tingeva d’azzurro….Ora è una settimana che, nonostante un bellissimo sole di primavera, mi sento come avvolta da una nebbia. Sei sempre affettuoso e carino ma………” non dire no, che ti conosco e lo so cosa pensi….non dirmi no….” E so benissimo cosa nascondi dietro la tua distrazione. Sono sempre riuscita a capirti, anche quando non parlavi e ti capisco anche adesso. I tuoi abbracci manifestano il dispiacere di non riuscire a dirmi che è finita . “Se ami sai quando tutto finisce” e sì, credo davvero di sapere che stavolta è proprio finita. Non posso nemmeno rimproverarti niente……siamo scivolati prima del previsto dentro una nube densa di consuetudine. Ti ho tolto pian piano i miei entusiasmi perché non credevo fossero così importanti per te e ora che l’ho capito è troppo tardi “E non si può chiudere gli occhi e far finta di niente….”. Non ci provo nemmeno a convincermi che è solo un momento…..come ho fatto tante volte…..Ho voglia di piangere, ma servirebbe soltanto a rimandare il tutto e non voglio approfittarmi del fatto che ti manca il coraggio di dirmi come veramente stanno le cose. “sai sempre quando una storia si è chiusa e non si può più inventare una scusa….”. Ti rivedo felice e innamorato, ma ormai è tutto così lontano! Sembra quasi un film che non mi sembra di aver recitato con te. Sento sulla pelle la tua distanza, la pazienza di aspettare che io capisca da sola per non dover dire niente. E questo telefono che baciavo ogni mattina dopo aver letto le tue parole, sempre dolcissime, è diventato un nemico. Sta parlando più ora di quando ha il display pieno di caratteri alfabetici. Devo proprio rassegnarmi? Non è nel mio carattere, ma stavolta è finita davvero. Troppi silenzi…..”Se ami sai come un brivido triste…..” . Non serve davvero stamparmi dentro che mi dici che mi vuoi, che ci sei…..stai solo cercando di consolarmi e no…….non ti voglio a queste condizioni. Forse ti stupirai di non trovarmi rientrando oggi a casa, forse ti chiederai che fine abbia fatto…..mi cercherai, ma no……disattivo il telefono, mi avvio alla stazione…..”Milano…. solo andata….”. Ti scriverò appena arriverò….Ti dirò che ho capito e voglio essere lontana quando con un tenero sorriso ingoierai la malinconia che si prova quando si perde un amore e ti sentirai sollevato, di nuovo padrone della tua vita. Mi sento un po’ vigliacca, ma non sopporto gli addii…..e non voglio dirti addio, non voglio che tu lo dica a me…..”Sarà dentro di me come una notte d’inverno perché sarà da oggi in poi senza di te….”. Salgo sul treno……lascio dietro di me la storia più importante della mia vita per andare incontro a non so che cosa….e d’improvviso scendono tutte le lacrime che ho trattenuto negli ultimi mesi......non immaginavo fossero così tante......e così amare…..

.....Io e Marta....

La presentazione del mio libro...un momento atteso....importante....eppure non riesco a parlarne....è stato un momento difficile e non per l'imbarazzo o il nervosismo, ma per come mi sentivo dentro....Non ricordo nemmeno cosa mi è stato chiesto e cosa ho risposto.....troppo agitata da sentimenti che mi tengono prigioniera e mi hanno impedito di vivere con leggerezza e soddisfazione anche un momento così.....Un passato recente mi è ripiombato addosso, forse perché non voglio lasciarlo andare, forse perché è tutta lì la mia vita e sento che quello che verrà avrà un colore così sbiadito che non ho voglia di viverlo..... Io e Marta.....quella che ero e quella che sono....Marta che per un po' si abbandona ma poi vigliaccamente fa un passo indietro...forse per paura o forse per convenienza...e arriva miracolosamente a riva....Oppure Marta che si abbandona ma che ha la lucidità per riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.....che  ha la forza di scegliere ciò che è giusto e quella riva se la conquista con determinazione e coraggio....e poi Vale....Vale che con la forza che solo la fede profonda in un sentimento può dare si abbandona e non torna indietro...per onestà e fiducia.....Vale che sfida le sue convinzioni e anche se stessa perché mette l'amore al primo posto...Vale che non vuole rinunciare qualunque sia il prezzo da pagare....Oppure Vale che non ha la forza per opporsi ad un amore illecito, che ha paura di perdere la più bella opportunità della sua vita....Vale che non riesce a guardare al futuro e alla concretezza delle cose e si affida ad un sogno che è svanito all'alba....senza pietà...Vale che si fida e pensa che basti crederci....Vale incauta che si lancia a testa bassa in una folle avventura senza riuscire a capire che l'esito più probabile sarà una sconfitta bruciante che le toglierà tutto. Marta e Vale.....Forse quando ho scritto non ero riuscita a immaginare la forza dirompente dell'amore, la sua violenza, contro cui non avevo armi per combattere.....Non ho immaginato di dover fare i conti con la mia fragilità, con un uomo che non ha mai accettato di farsi mettere da parte fino a quando non ha deciso di buttarmi via e con un marito che non ha fatto niente di importante per difendermi dalla mia ingenuità, che non ha lottato per non perdermi, forse troppo debole anche lui di fronte a qualcosa che si è rivelato più grande e più forte di un uragano impazzito.... Questo avevo in mente mentre intorno a me si celebrava un rito di cui non mi sentivo partecipe...E di tutto il casino che ho vissuto negli ultimi anni mi restava solo quell' ammasso di parole di cui non riuscivo a trovare ormai più il senso....Era come se tutto accadesse fuori di me e non mi toccasse perché pensavo ad altro....Gli uomini della mia vita....l'indifferenza da una parte e forse un po' di rancore dall'altra......E un futuro di cui non vedo i contorni.....una pagina bianca e vuota che non ho voglia di scrivere......un senso di abbandono e di privazione che mi soffoca.....una solitudine interiore con cui devo fare i conti ogni giorno..... un pianto dentro.... continuo.... incessante..... e nessuna riva a cui approdare miracolosamente ..... solo il mare aperto.....in tempesta......a cui abbandonarsi senza opporre resistenza fino ad annegare.....disperatamente.....per trovare alla fine un po' di pace....

....giugno 2008....

....bolle di sapone....

Ho afferrato un sogno....l'ho osservato con occhi bambini per farmelo entrare dentro.....Aveva il colore di un nastro d'asfalto, anzi no, della gioia di percorrerlo.....di una macchina nera....anzi no...del sorriso di chi la guidava..... di quattro pareti bianche, anzi no....della passione che esse racchiudevano.... L'ho ascoltato, cercando di percepirne i suoni....aveva la voce di una suoneria....anzi no, di parole capaci di accarezzare da lontano.....dei tasti di una tastiera che scrive....anzi no, dei desideri che prendevano forma sul monitor annullando ogni distanza..... di una radio che strilla......anzi no, di canzoni che accompagnavano momenti di intimità commovente e intensa....... Ne ho guardato scorrere i fotogrammi come in un film......era il più bello che avessi mai visto e anche se le immagini erano spesso ricorrenti non era noioso, c'era sempre qualcosa di nuovo che lo rendeva speciale......E' stato facile immedesimarsi e credere di poterne rubare il respiro, per essere felici, per riempirsi di fiducia e voglia di vivere..... Giorno per giorno ho cominciato a sentirlo mio....l'ho accarezzato forse troppo forte e mi si è frantumato tra le dita......spezzato...interrotto.....Mi è rimasto lo smarrimento per non averne compresa la fragilità......il dolore per aver capito che non potevo fare niente per ricomporne i pezzi.... lo stupore per non aver capito come, nonostante io ne avessi gran cura, sia esploso come una bolla di sapone....Forse delle bolle di sapone aveva proprio l'evanescenza..... l'inconsistenza.... Occhi bambini.....non rimangono che dita bagnate e immagini sparse belle da morire e ormai lontane......e non so nemmeno perché....

....la curva dell'esistenza....

E poi arriva un momento in cui il peso delle proprie scelte e anche di quelle degli altri diventa insopportabile....Il dubbio di avere sbagliato si insinua dentro man mano che si osservano  gli sviluppi, che non sono quelli previsti, quasi mai...Tutto appare più complicato e scegliere ancora da che parte stare, come agire, è un'ulteriore fatica che toglie l'ultima energia rimasta. Voglia di fermarsi, per avere tempo di riprendere fiato.....ma il tempo corre inesorabilmente e non aspetta nessuno.... Si affollano nella mente immagini a cui ormai è difficile dare un senso e una collocazione... Domande asfissianti che non hanno mai una risposta avvelenano le giornate, le consumano, le rendono prive di senso... Le certezze di un tempo si rivelano inganni perversi di un burattinaio crudele che sta tagliando, uno ad uno, lentamente ma implacabilmente, i fili che tenevano sospesi in aria i sogni, facendoli cadere giù...precipitosamente...frantumandoli senza pietà al suolo... E non serve pensare che nelle oscillazioni vertiginose della vita tornerà di nuovo quel picco che di solito chiamiamo felicità... La curva dell'esistenza non sale seguendo immutabili leggi matematiche che chiamiamo destino, è una conquista da realizzare giorno per giorno che si concede solo a chi ha l'entusiasmo, la forza, la caparbietà di un titano...Solo chi ha unghie per graffiare, denti per mordere e sufficiente crudeltà per usarli otterrà infine la vittoria.....Ai deboli, ai miti non restano che lacrime per piangere la loro sconfitta da cui si rialzeranno con un immane sforzo... Lo faranno, questo sì, ma, mutilati nel corpo e nell'animo, rischieranno sempre e comunque nuove sconfitte, a meno che non decidano di negare se stessi e impugnare le armi dell'egoismo e dell'arroganza per farsi largo nel campo di battaglia, incuranti di tutto e di tutti, pronti a uccidere senza pietà....Il coefficiente di crescita della curva è sempre direttamente proporzionale al numero di cadaveri che si lasciano a terra....


sabato 27 ottobre 2012

.....indifferenza....

Non c'è niente che ferisca più dell'indifferenza, soprattutto quando è immotivata e immeritata....C'è chi la usa come strategia per ottenere uno scopo, ma l'unico scopo che si ottiene è fare male, in profondità..... e allora diventa cattiveria allo stato puro, soprattutto se la persona a cui è rivolta è stata già devastata abbastanza.....E' ingenuo o profondamente superficiale chi ritiene che l'indifferenza possa cambiare sentimenti profondi o creare una distanza tale da permettere di rimuovere i propri sensi di colpa insieme a ricordi troppo scomodi.... E se viene usata come arma contro la paura di essere infastiditi, perseguitati, soffocati è sintomo di una scandalosa insicurezza  oltre che di disperata vigliaccheria...... A volte però si tratta solo di mancanza di sensibilità, soprattutto da parte di chi è abituato a usare le persone e poi a gettarle via come un kleenex usato..... Ma.... chi ama e lo fa disinteressatamente, non è disposto a rinnegare i propri sentimenti solo perché è stato ferito....non medita vendetta e perdona....sempre..... Si lascia ferire e continua ad amare.... è libero nel cuore e nella mente.... Peggio per chi, pavido e codardo, è costretto a nascondere dietro falsi sorrisi ciò che veramente è e, costretto a mentire a se stesso per primo, non ha altre armi che un cinismo di facciata, apparentemente comodo, che lo porta a ingannare tutti per potersi sentire vivo..... Provo pena per queste persone, per la loro pochezza interiore..... si illudono di sopperire con meschine strategie alle loro carenze personali.... Hanno il vuoto dentro, ma anziché riempirlo cercando di essere veri, preferiscono chiudere il coperchio per non sentirlo e non vederlo..... Sono persone che hanno bisogno d'amore ma, consapevoli di non meritarlo, lo rifiutano e, negandosi qualsiasi spazio di autenticità, si chiudono nella loro ipocrisia e si autoconvincono di essere felici..... Come reagire quindi di fronte all'indifferenza? Con l'amore e la pietà..... lasciandosi anche calpestare..... Forse chi decide di essere indifferente soffre più di chi l'indifferenza riceve, perché è più povero e più malato dentro...... perché è più solo anche se circondato da tanta gente.... perché è cattivo gratuitamente..... perché deve evitare accuratamente di guardarsi dentro per non avere schifo di se stesso..... 

....apparenza.....

Sembrava tutto perfetto ma.........

giovedì 25 ottobre 2012

....una lettera....



Miracolosamente a riva

Narrarsi è un atto di coraggio e di condivisione e Marta, la protagonista del libro, lo fa mettendosi a nudo, mostrandoci il suo colloquio interiore, la sua vulnerabilità e il suo mondo visto con gli occhi prima e dopo gli “eventi casuali” che la vita le propone.
Chi legge si immedesima nei personaggi e cammina con loro in questo breve ma significativo viaggio che ricorda tanti spaccati di vita quotidiana.
Marta è una donna come tante in cui non è difficile riconoscersi, ed è proprio nella semplicità di questo personaggio che si può leggere la profondità dell'autrice che sa dire con parole semplici emozioni profonde e delicate dell'animo umano e del mondo femminile.
Nessuno è escluso da quel quotidiano, da quell'apparente normalità. Ognuno può sentirsi coinvolto in quel dare per scontato ciò che si ha, in quel lasciarsi passare addosso la vita semplicemente perché scorre, senza rendersi conto che proprio quella scontatezza non la rende più viva.
Nessuno è escluso dall'identificarsi in Marta o nel marito perché entrambi sono pieni di umanità, che favorisce un ascolto interiore in chi legge, come se si ascoltasse coinvolti il racconto di un'amica che ti narra se stessa, che ti apre il suo cuore e la sua anima, semplicemente complessa come la sua vita all'interno della sua famiglia, del suo lavoro e della sua coppia. 
Leggere “Miracolosamente a riva” è stato facile e significativo, come lo è sempre l'ascolto, dalla stanza di terapia al divano dell'amica che ti confida se stessa.
Ascoltare le parole di chi si “svela” e si narra, sottoponendosi sicuramente al giudizio e/o all'accoglienza dell'altro, è sempre un atto profondo di coraggio a cui segue la riconoscenza di chi ascolta. Quindi un grazie a Marta protagonista di questo disvelarsi e un grazie a Valeria Draghi che le ha dato voce nel suo libro.

D.ssa M.A. G. Psicologa e Terapeuta 


....nebbia.....

Nebbia d'autunno.....intorno.....penetrata da un raggio di sole......freddo....e un pianto dentro.....soffocato.....

martedì 23 ottobre 2012

....ci penserò domani....

a L.
Lei entrò, sulle scale qualcuno guardò
i suoi strani vestiti;
appoggiò le spalle alla porta dicendo:
"Con lui ci siamo lasciati"
osservai due occhi segnati
e il viso bagnato dalla pioggia
"Non so, mi disse, non so come uscirne fuori, non lo so."
La guardai,
ed ebbi un momento di pena,
perché sembrava smarrita,
"Io vorrei, mi disse, vorrei che non fosse cosí,
ma è proprio finita" disse poi
ritrovando un sorriso a stento:
"Comunque l'ho voluta. Lo sai,
le strade per farmi del male non le sbaglio mai."
Poi mi raccontò la storia che io sapevo già
dall'ultima volta si sentiva
che era più sola, più cattiva.
Si calmò, guardandosi intorno
e parlammo di me, bevendo più volte
si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse:
"Con te ero io la più forte"
disse poi inseguendo un pensiero:
"E' vero, con te io stavo bene
e se io fossi una donna che torna
è qui che tornerei."
Poi cenammo qui, le chiesi:
"Domani cosa fai?"
la pioggia batteva sui balconi
rispose: "Ci penserò domani!"
Mi svegliai la mattina
e sentii la sua voce di là:
parlava in inglese. La guardai:
aveva il telefono in mano e il caffè
e non mi sorprese; accettai il breve sorriso
e il viso di una che non resta.
"Se puoi, mi disse, se puoi,
non cambiare mai da come sei!"
Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già,
passava un tassi, lo prese al volo
"Abbi cura di te!" pensai da solo.

domenica 21 ottobre 2012

....se ami sai.....


Non dire no, che ti conosco e lo so
Cosa pensi
Non dirmi no.
È già da un po' che non ti sento
Parlare d'amore
Usare il tempo al futuro per noi
E non serve ripetere ancora che tu mi vuoi
Perché ora non c'è quel tuo
Sorriso al mattino per me
Perché non mi dai più niente di te

Se ami sai quando tutto finisce
Se ami sai come un brivido triste
Come in un film dalle scene già viste
Che se ne va, oh no!
Sai sempre quando una storia si e chiusa
E non si può più inventare una scusa
Se ami prendi le mie mani
Perchè prima di domani
Finira

E non si può
Chiudere gli occhi e far finta di niente
Come fai tu quando resti con me
E non trovi il coraggio di dirmi che cosa c'è
Sarà dentro di me come una notte
D'inverno perché
Sarà da oggi in poi senza di te

Se ami sai quando tutto finisce
Se ami sai come un brivido triste
Come in un film dalle scene già viste
Che se ne va, oh no!
Sai bene quando inizia il dolore
E arriva la fina di una storia d'amore
Ma se ami prendi le mie mani
Perché prima di domani
Te ne andrai, non sarai
Qui con me.



Io non ce la faccio a vivere senza te....non ci riesco proprio.....ogni giorno è peggio..... Ti amo......anche se non serve a niente....CIAO AMORE....

....novità......

A volte la vita è proprio fantasiosa, o forse vuole soltanto metterci alla prova per vedere se gli errori ci sono serviti per imparare qualche lezione. Un uomo sposato.....10 anni meno di me. Bel tipo. Solita storia del matrimonio ormai naufragato nel mare immenso e piatto della noia. Sesso ridotto al minimo e noioso anche quello. Vite praticamente separate. "Ti invidio...tu almeno sei libera." Certo, sono libera, agli atti sono libera, dentro un po' meno ma questi sono fatti miei. "Puoi renderti libero anche tu....Se così sei infelice prendi una decisione e cambia la tua vita...." . "Mica è così semplice....troppe spese, i figli..." ."I figli sono una scusa....le spese non ti dovrebbero preoccupare.....non stai messo male...rinuncia a qualcosa...La libertà non ha prezzo."  Qualche difficoltà a proseguire la conversazione. "Oppure prova a ricostruire un rapporto soddisfacente con tua moglie...". "Impossibile, ormai siamo troppo lontani.... Io non mi sento più attratto da lei....non mi piace più e poi è insopportabile e lei credo che pensi la stessa cosa di me.... Ho voglia di qualcosa di nuovo, che mi restituisca un po' d'entusiasmo." "E quindi?" "E quindi tu mi piaci da morire....mi sei sempre piaciuta....ti andrebbe di uscire qualche volta?" "E poi?" "Poi vediamo come va....potrei innamorarmi...." E mi guarda con un'aria assassina sorridendo in modo altrettanto assassino. Raccolgo la sfida. "E se mi innamorassi anch'io? Qual è la tua proposta?" "Ho abbastanza libertà di movimento...soprattutto la sera...." "E il sabato e la domenica?" "Beh....il sabato e la domenica vediamo....sono meno libero....Però ci possiamo organizzare....".Se non avessi voglia di piangere mi verrebbe da ridere. "Una storia clandestina insomma...." "Sì, per i primi tempi sarebbe così...giusto il tempo di aggiustare le cose con lei...." "Ma io ho 10 anni più di te...." "E che c'entra? Sei uno splendore, hai un fisico da fare invidia a tante trentenni, non li dimostri affatto...." "Grazie...." "Poi lo sapevo che avevi 10 anni più di me....andavi a scuola con mio fratello. Se ti ho avvicinato è perché mi interessi davvero...è un po' di tempo che ti osservo...una volta ti ho vista anche piangere....di recente....mentre andavi al parcheggio...." "Sono un po' stressata...." "Magari farebbe bene anche a te prenderti un po' di svago..." "Sì...forse...." "Magari ti senti un po' sola....Hai avuto storie dopo che ti sei separata?" "No" "Non hai frequentato nessuno? Non ci hai nemmeno provato?" "No" "Perché non hai voluto o non ti si sono presentate occasioni?" "Nessuno mi ha cercata." "Noi uomini a volte siamo proprio imbecilli....Sei bellissima....." "Beh non esagerare....lo so come sono." "No no, sei bella davvero....sei estremamente femminile....molto sensuale....queste sono le cose essenziali in una donna...." "Se lo dici tu...." "Certo che lo dico io e ti puoi fidare....di donne me ne intendo." "Non è un punto a tuo favore...." E gli sorrido un po' ironica...."No, ma che hai capito....è solo perché sono un osservatore....Io sono un tipo fedele....se sono innamorato ovviamente...." "Ovviamente...." "Quindi? Ti va se ci prendiamo un aperitivo lunedì?" "Ci penso..." "E come faccio a saperlo? Dai dì di sì e basta....Oppure mi lasci il tuo numero di telefono e ci sentiamo...." Prende il telefono e scrive il nome: Arturo. "Arturo????" "Sì....non si sa mai...non conosco nessuno con questo nome assurdo, sono sicuro di ricordarmi che sei tu." Non ci ho visto più. "Senti.....sono solitamente piuttosto ingenua ma non sono scema.....Il mio numero non te lo do....Non mi fido e non voglio prendere nessun aperitivo. Sei il classico uomo sposato che vuole farsi qualche scopata fuori porta....Non mi interessa" "Nooooooooo!!!!!! Ma che dici??? Non sono quel tipo di uomo....io sono diverso, ho voglia di una bella storia importante....Credimi....ti puoi fidare...." Gli sorrido....mi alzo dalla panchina "Ciao....prima separati poi ne riparliamo... Non sono così disperata da prendere quello che capita.....Se sono disperata è per altri motivi.... Buona serata...." "Tanto non ti mollo" "Fa' come ti pare..." E me ne vado.....Che dire? Experientia docet..... e poi...... il mio amore ce l'ho già..... di uno fasullo non so che farmene...
.

venerdì 19 ottobre 2012

.....ballando al buio.....

Perchè?????

....che sarà di me.....


Certe sere lo sai
a casa non tornerei
una preghiera non c'è per non sentire il vuoto in me
ci si arrampica ai sogni, ma si cade giù
e con i lividi addosso poi non si vola più

E poi mi dicono ancora
non eri quello per me
ma che ne sanno di noi di come vivo senza te
il tuo profumo sul letto non vuole andare via
e certe sere ho paura di che sarà di me

Chi mi darà la sua mano a chi darò la mia mano
io non so più se una risposta c'è
se nascerà ancora il mondo se salirò dal mio fondo
io te lo giuro sai ho paura
di che sarà di me

E un' altra notte e già qui
sulla mia cena a metà
sulle parole che tu avrai scordato ovunque sei
e questo freddo che ho dentro è già una malattia
in questo mondo sbagliato tu non sei più mio

Chi mi darà la sua mano a chi darò la mia mano
io non so più se una risposta c'è
se nascerà ancora il mondo se salirò dal mio fondo
io te lo giuro sai ho paura
di che sarà di me

Non potrò scordarti mai mentre il mondo scorda me
ora che tu non ci sei
dimmi che sarà di me
... rinascerà ancora il mondo, risalirò dal mio fondo
ma te lo giuro sai, ho paura di che sarà di me

Io te lo giuro sai....

....la prima volta.... (cap.XV)



Chissà perché, ma contrariamente a quanto succede a molti, non mi dispiaceva quasi mai cominciare una nuova settimana e, in particolare, rivedere Matteo non mi dispiaceva affatto. Cominciavo ad abituarmi alla sua presenza assidua e quel suo modo di fare così spavaldo e invadente cominciava a piacermi. Una novità. Era diverso da tutti gli uomini che avevo conosciuto e mi incuriosiva, mi gratificava quel suo cercarmi sempre, senza tregua, come se fossi la cosa più importante del mondo. Non ci ero abituata. Mi dicevo che non dovevo fidarmi troppo: la lontananza, la sua situazione stabile, a cui più volte aveva detto di tenere, non erano problemi da poco: era il contesto ideale per scappare una volta ottenuto ciò che voleva. Poteva essere in quel momento molto stimolante avere un fortezza da espugnare, ma poi? Era una domanda quasi retorica: poi ognuno sarebbe semplicemente tornato alla sua vita. Già, ma bisognava essere sicuri di tenere sotto controllo le proprie emozioni: forse lui ci sarebbe riuscito, io ero sicura di no.
Dopo il lavoro, senza passare da casa visto che anche Tommaso pranzava fuori, mi diressi al luogo stabilito, sempre lo stesso: ormai cominciavo ad affezionarmi a quel parcheggio. Ero in anticipo, stavolta lo avrei aspettato io anche se al telefono mi aveva già avvisato che stava per arrivare. Rilassata sul sedile, con la musica in sottofondo, socchiusi gli occhi e lo immaginai alla guida della sua auto, ansioso di arrivare, immaginai il suo sorriso scanzonato appena mi avesse vista e mi venne da sorridere. Era sparita ormai quella freddezza con cui lo accoglievo di solito. Mi accorsi che mentre lo aspettavo qualcosa mi si stava sciogliendo dentro e un sottile filo di ansia mi faceva capire che desideravo arrivasse prima possibile. Quando finalmente vidi la sua auto sulla rotonda qualche palpito si fece avvertire e fu proprio in quel momento che mi sentii in pericolo: quando le emozioni si risvegliano è molto più difficile far funzionare la testa. Facevo appello alle mie convinzioni e alle sue: quelle ci avrebbero difeso da qualsiasi rischio di coinvolgimento eccessivo. La famiglia era al primo posto, per tutti e due: era il solo punto fermo che avevamo. Il nostro saluto fu questa volta un po' più confidenziale e la mia spontaneità nel ricambiare il suo bacio lo lasciò piacevolmente sorpreso: 
<<Hai deciso di fare la brava oggi?>> e mi baciò di nuovo. 
<<Non te ne approfittare però...>> dissi in un sospiro sorridendo. E il gioco era già cominciato: un luogo un po' fuori mano, una passeggiata, due chiacchiere e intanto un cercarsi con gli occhi, con le mani, con la bocca, per imparare a conoscersi e a sentirsi meno estranei. Devo dire che quel suo non avere fretta, non forzare le tappe, mi rassicurava, mi permetteva di essere spontanea. Di solito gli uomini vanno dritti alla meta, così diceva anche Giulia che ogni tanto mi prendeva in giro: 
<<Mica avrà qualche problemino??? Eppure che gli piaci è certo, forse. O forse ha bisogno di una migliore amica? Perché tu sei proprio adatta!>> e rideva, e ancora aggiungeva : <<Senti Santa Marta, non fargli passare le voglie con quell'arietta da ragazzina che non ci sta. Se ti piace cosa aspetti? Sei sempre tu eh. Ti ricordi, gioia, quanti anni hai? A questa età le cose si prendono con un po' più di decisione!>> 
Io non le davo ascolto, ovviamente, rinunciavo anche a giustificarmi perché pensavo che in fondo avesse ragione. Ma mi piaceva troppo quello scoprirsi piano piano, cercando una confidenza che era tutta da costruire, anche se non valutavo, e questo fu un errore, che quel modo di gestire la situazione non aveva niente a che vedere con un'avventura o un'evasione. Me ne accorsi quando, distesi lungo la riva del fiume a guardare un cielo limpido di luglio, d'improvviso sentii la sua bocca sulla mia, il peso del suo corpo addosso, le sue mani a cercare la mia intimità. L'emozione quasi mi impedì di respirare e fu grande il desiderio di lasciarsi andare a quell'impeto che non gli conoscevo. “Ed ecco anche la passione...” mi venne da pensare mentre un brivido mi attraversava il cervello. Mi arresi senza nemmeno rendermene conto, mentre i suoi “Ti voglio!” rimbombavano nella mia mente e i miei “No!” pronunciati con un filo di voce contraddicevano pietosamente il mio corpo che si offriva a lui senza riserve. Era dentro di me, lo accoglievo e assecondavo i suoi movimenti lenti ma il rumore di una macchina, in lontananza, mi riportò alla realtà. Lo allontanai con decisione mentre quasi urlai: 
<<Basta! Non voglio!>>. Mi coprii il viso con le mani per non vedere la sua espressione incredula e ferita mentre si ricomponeva. Passarono pochi minuti prima che uno dei due riuscisse a parlare, ma mi sembrarono un'eternità. Mille pensieri mi attraversarono la mente, ma solo uno fu quello che mi mise addosso l'angoscia: “L'ho fatto di nuovo. Ho tradito mio marito.” Mi sentivo sporca, volevo andare a casa. 
<<Marta, cosa è successo? Cosa ho fatto di sbagliato?>> 
<<No, niente, scusami. Sono una stupida.>> 
<<No, non sei stupida. Forse non era il momento, ma mi sembrava che lo volessi anche tu. Ti ho sentita piena di desiderio e di passione, non mi è venuto in mente di aspettare ancora. Ti giuro che una cosa così non mi è mai successa.>> 
<<Hai ragione, non è colpa tua, sono io che non mi sento abbastanza coinvolta, ma ora riportami alla macchina, per favore. Voglio andare a casa.>> 
Appena saliti mise in moto e lungo il tragitto che ci riconduceva al parcheggio nessuno dei due ebbe più la forza di parlare. Prima che scendessi mi trattenne delicatamente per un braccio: 
<<Marta, domani parto, come sai. Lei sarà sempre con me, non so quando potrò chiamarti. Appena mi sarà possibile lo farò.>> 
<<Va bene. Ciao. Buone vacanze.>> e quasi scappai via. Volevo allontanarmi da lui, il più velocemente possibile. 
Tornando verso casa ricominciò la sequela degli sms: scuse, dolcezza, passione, desiderio, ma mi scorrevano davanti agli occhi senza che io riuscissi a registrarne il senso. Una frase invece riecheggiava tra le mille idee confuse che avevo in testa. “Lei sarà sempre con me, non so quando potrò chiamarti.>> Avevamo appena fatto l'amore, anche se non era andata proprio bene, e lui si preoccupava di non farsi sorprendere al telefono nei giorni seguenti. Questa, che mi sembrò una mancanza di delicatezza nei miei confronti e una contraddizione con quello che diceva di provare, accentuò quel senso di fastidio e irritazione che avevo dentro. Del resto cosa mi aspettavo? Non era stato chiaro? E io non facevo la clandestina esattamente come lui? Nascondersi. Come due ladri. Quel gioco cominciava a piacermi sempre meno. Ma allo stesso tempo mi intrigava da morire. 
Rientrare in casa suscitò in me una nuova emozione: avevo tradito mio marito e lui non lo sapeva. Non doveva nemmeno sospettare. Fingere, come se fossi appena uscita dal parrucchiere o dal supermercato, con il profumo di Matteo che non riuscivo a capire se mi si fosse attaccato ai vestiti o rimasto nel naso. Una bella prova. 
Tommaso era comodamente seduto sul divano e stava sorseggiando del prosecco. Ci salutammo di sfuggita e, per paura che trapelasse qualcosa, mi infilai in cucina. La cena, le solite quattro chiacchiere e poi di nuovo la TV. Una sera normale, come tante, come la maggior parte, senza niente da dirsi, seduti vicini e lontanissimi. Ero terrorizzata dal fatto che mio marito potesse intuire qualcosa, ma allo stesso tempo mi dispiaceva che lui non cogliesse in alcun modo il mio disagio. Avrei voluto che mi venisse più vicino e mi coccolasse un po', che facesse un gesto, anche solo uno. Che mi rassicurasse e mi costringesse a interrompere il percorso che avevo intrapreso. Ma non accadde niente: il suo zapping estenuante mi costrinse ad andare a dormire. 
Già dormivo quando lui si infilò nel letto. Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte, sudata e terrorizzata, senza riuscire a ricordare cosa avevo sognato per spaventarmi così. Il primo impulso fu quello di svegliare Tommaso, ma non volevo fare la figura della stupida paurosa. Mi alzai per bere un po' d'acqua, con il cuore ancora accelerato e me ne tornai a letto. Non riuscii più a dormire, mi sembrava di rivivere la giornata appena trascorsa. Matteo, le nostre risate, i suoi baci, le carezze sempre più audaci sulla mia pelle sempre più calda, il suo desiderio e all'improvviso il suo viso mi apparve deformato come in un ghigno. Sussultai di nuovo, con la fronte già imperlata di sudore. Ecco cosa era: il senso di colpa unito alla mancanza di una motivazione seria che potesse giustificare quello che avevo fatto. Quasi per farmi perdonare mi avvicinai a mio marito che era profondamente addormentato e lo abbracciai. Con la testa appoggiata sul suo petto riuscii finalmente a ritrovare serenità. Mi ripetei fino alla nausea che avevo sbagliato, che l'amore della mia vita lo avevo accanto, che non valeva la pena rischiare tutto per un capriccio che non appariva nemmeno così esaltante. Con la ritrovata lucidità conclusi che la vacanza di Matteo arrivava proprio al punto giusto: saperlo lontano con la sua famiglia mi avrebbe aiutato a prendere le distanze e a riconsiderare tutto quello che era successo sotto un'altra prospettiva. Ci eravamo suggestionati a vicenda ed entrambi eravamo vittime di fantasie fin troppo pericolose. La decisione era presa: considerare quello che era successo un incidente di percorso e passare oltre, ritornare alle nostre vite strutturate che tutto sommato, sotto molti aspetti, non erano nemmeno così insoddisfacenti. Allo stesso tempo, però, l'idea di Matteo completamente assorbito da un'altra, ancorché fosse sua moglie, mi procurò un leggero fastidio. Decisi che era meglio mettere a tacere quella sensazione senza farmi domande né cercare risposte e, ancora stretta a mio marito, cercai di dormire anche se entro un paio d'ore la sveglia mi avrebbe obbligata, in maniera poco garbata, ad affrontare una nuova giornata che non cominciò proprio nel migliore dei modi. Fu Tommaso a darmi un pessimo buongiorno: 
<< Amore ma la notte devi proprio starmi addosso? Ho riposato male e oggi ho una giornata impegnativa.>> 
<<Scusami.>> e mi resi conto che non intendevo scusarmi per essermi abbarbicata a lui mentre dormiva. Rimasi male: da sempre avevo desiderato dormire abbracciati e da sempre me l'aveva negato, ma era una di quelle cose a cui di solito non facevo più tanto caso. Non quella mattina però: quella mattina avrei avuto bisogno che mi dicesse: “Amore è sempre bello tenerti tra le braccia.” Ma mi sentivo colpevole e lo giustificai pensando che proprio non mi meritavo una frase carina, non dopo averlo tradito e ingannato.

..........

.........


Oggi m'ha preso così.....:-(

.....un fiore tra le rocce.....

Mi sto massacrando da sola....forse ho bisogno di questo.... Ripercorrere un passato troppo recente fa male...metterlo nero su bianco è una delle mie follie. Ma non voglio dimenticare....o farmi guidare da un mediocre comune buon senso che vorrebbe che io mettessi un punto fermo. Fine di un capitolo e inizio di un altro.....Scorrono i capitoli ma tutto rimane com'è....almeno dentro di me..... Sono in dissonanza col fluire degli eventi che sento estranei, come se fossi prigioniera di una bolla di sapone che mi consente di vedere cosa c'è fuori senza che io possa in alcun modo parteciparvi.... Ho chiuso nel mio cuore la parte più bella di me e la custodirò gelosamente a dispetto di ogni buon consiglio...... Ho la testardaggine necessaria per difendere ciò in cui ho creduto e credo con tutta la forza che ho..... Ciò che è bello così rimane anche quando un vento maligno si diverte a spazzarlo via..... C'è un fiore in mezzo alle rocce prive di acqua e un sole cocente lo asseta...... Resisterà perché io lo annaffierò ogni giorno e riuscirò alla fine a rianimarlo..... Sarà il simbolo della forza, del coraggio e della dedizione.... Non lascerò che i suoi petali avvizziscano perché ho bisogno del loro colore smagliante..... Non permetterò che nessun piede lo calpesti, che nessuna falce lo recida..... Niente lo farà morire....E sarà il fiore più bello di tutti.... 

giovedì 18 ottobre 2012

.....un commento....

ciao Valeria, ho finito il libro! Complimenti, un universo di donna descritto senza paura e che rivela una meravigliosa voglia di vivere!
                                                         C.M.(giornalista)


Peccato che io l'abbia persa :-(

.....come vivi senza me....

Ho Tagliato i miei capelli
per te
li ho messi in ordine
in attesa che ritorni
mi consolo A scrivere...ah ah

Come vivi senza me
adesso che
possiamo smettere
di fare finta che non c'è
nessuno che
vivrà....
di un amore
che difetti non ne ha

Ho sottolineato i miei ricordi
per riavere nitido
il profilo dei miei giorni
e l'elenco delle cose
che non ho
Come vvi senza me
adesso che
dobbiamo ammettere,
che un motivo più non c'è
di attendere
non c'è

Come mai
Non sei
Con me
prova a credere
in noi
se puoi
e non difendere
in te
Se c'è
la rabbia inutile...
se c'è

senza me...

tu come vivi senza me
adesso che
Sei consapevole
Che il mio amore
ha i difetti che tu sai
E per amore
Se li accetti
tornerai......


....un po' così.....

                       Quaderno!!!!

....a quale prezzo?....(cap.XIII)



I giorni seguenti furono contrassegnati da un alternarsi scomposto di sentimenti e stati d'animo. Matteo mi cercava in continuazione, anche in orari poco opportuni; come diceva lui, ogni volta che ne aveva voglia mi chiamava e ne aveva voglia come minimo ogni ora e anche meno. Io ero felice di sentirmi accarezzare dalla sua voce, anche se non sempre potevo rispondere. Dovetti pregarlo di non chiamarmi quando ero a casa, affinché Tommaso non si insospettisse, ma se non telefonava inviava sms. Era una sottile tortura tenere il cellulare a distanza o silenzioso ed andare a spiare il display ogni volta che trovavo una briciola di tempo: quando mio marito andava in bagno,se rispondeva al telefono o se scendeva in garage. Mi sentivo colpevole e stupida, perché quel gioco mi stava prendendo la mano, mi dava emozioni forti e nuove: la voglia di stare sempre in contatto, quello scambiarsi frasi carine, il dover fare tutto di nascosto mi facevano sentire viva. Ma Tommaso... Non mi sembrava gusto ingannarlo, non dopo che ci eravamo promessi di dirci tutto, di qualunque cosa si trattasse. Era come colpirlo alle spalle e questo non lo meritava. Nessuno del resto merita di essere tradito, anche se Matteo la pensava in un altro modo e, forse, la maggior parte la pensava in un altro modo visto che quasi nessuno si sarebbe sognato di tradire e poi di andarlo a confessare. Già mi sentivo così e ancora non era successo chissà che, ma quel pensiero fisso, quella presenza costante, lentamente ma inesorabilmente stava scardinando nella mia mente e anche nel mio cuore il pensiero di mio marito. Lui, da parte sua, sembrava non accorgersi di niente, era ripiombato nell'apatia nei miei confronti, perso dietro ai suoi impegni. Sembrava accorgersi di me solo quando aveva voglia di fare l'amore e questa davvero non lo sopportavo. Provai a dirglielo una sera in cui Matteo, impegnato con la moglie, si era fatto sentire di meno.
<<Senti Tommaso, ho paura che possa di nuovo succedere di perdersi. Sei distante. Lo so che questa è un po' la tua natura, ma cerca di comprendere anche me. Ho bisogno delle tue attenzioni.>> 
<<Ti desidero molto, non ti sembra tanto, Marta? Quasi tutti i miei amici, dopo tanti anni, le mogli nemmeno le guardano, ci fanno l'amore un paio di volte al mese se va bene, qualcuno più attento la porta a cena fuori per il compleanno, eppure sono coppie felici. Cosa ti manca di preciso?>> 
<<Mi manca... - e non sapevo nemmeno bene cosa rispondere – mi manca di “sentirti”. Riesci a capirmi?>> 
<<Tesoro, spesso sei tu che non vuoi “sentirmi” e mi rifiuti. Sai bene che se fosse per me mi farei “sentire” anche tutti i giorni.>> e fece una delle sue risatine. 
<<Ma possibile che pensi sempre e solo ad una cosa??? - mi ero alterata – Se proprio vuoi saperlo non ti “sento” nemmeno quando facciamo l'amore, ecco perché non mi va! Ma è inutile parlarne, tanto è tempo perso.>> e mi rifugiai in camera perché non mi andava di farmi vedere in lacrime. Mi precipitai a guardare il telefono: “Domani vengo da te. Ho troppa voglia di vederti.” Era appena martedì e ci eravamo visti quattro giorni prima. Da una parte mi sentivo lusingata e felice, dall'altra avevo una gran rabbia dentro: ecco di cosa avevo bisogno,possibile che mio marito, che mi conosceva da una vita, non ci arrivasse?? facevo però un errore di valutazione: tutti gli inizi sono carichi di tutto, è nel tempo che poi le cose si svelano per quello che realmente sono e fu così che, non rendendomene bene conto, mi affidai a quello che appariva essere quasi un sogno. Un uomo attento, sempre presente, appassionato, vivace, determinato, romantico anche. Cosa volevo di più? Non avevo di certo colpa io se Tommaso non era mai stato così. Bravissima persona, affidabile, buono, ma sotto certi aspetti completamente assente. Certo, forse non era corretto accusarlo ora, dopo tanti anni, di essere come era e pretendere che fosse diverso, ma si sa, quando l'amore si scolora e tende sbiadire, cerchiamo di darci giustificazioni che in qualche modo mettano a tacere i sensi di colpa e soddisfino quel bisogno che abbiamo di dare una spiegazione logica a ciò che, di per sé, spiegabile del tutto non è. 
<<Sono felice. In qualche modo farò.>> E con questa risposta corrisposi sia all'esigenza di gratificarmi che a quella di vendicarmi di Tommaso che mi pareva sordo a ogni mio disagio. 
Tornai di sotto, come se niente fosse successo e ci mettemmo a guardare la TV. Forse fu per farsi perdonare che mi attirò a sé e mentre con un braccio mi circondava le spalle, con una mano mi accarezzava i capelli. Mi rilassai piano piano e stavo quasi per addormentarmi quando lui, sentendomi così arresa, mi infilò una mano sotto la gonna e mi baciò intensamente sul collo. Immediatamente mi svegliai da quel torpore che mi aveva sopraffatto e alla sorpresa si aggiunsero la rabbia e la rassegnazione. Non riuscivo ad accettare che per lui ogni gesto di tenerezza fosse finalizzato al sesso, ma era inutile sforzarsi ancora di trovare parole che potessero fargli capire quello che sentivo. “Se è questo che vuoi questo avrai!” fu il mio pensiero che si univa all'intenzione di fare un po' di piacevole ginnastica senza metterci niente di più. Sesso. Fine a se stesso. Per rispettare i miei doveri di moglie e gettargli contemporaneamente fumo negli occhi. Non era questo che volevo, solo l'idea mi ripugnava, ma la nostra idea di amore era così diversa e lontana che mi convinsi che, nonostante qualsiasi sforzo, non saremmo mai riusciti a trovare una via comune. 
Mi abbandonai al suo desiderio, senza protestare o dare cenni di insofferenza. Quando con le dita raggiunse l'elastico delle mie mutandine gli slacciai i pantaloni. Mi fu addosso in un minuto e lo sentii dentro di me con tutta la forza della sua virilità. Cominciai a muovermi come sapevo che a lui piaceva e proprio nel momento in cui lo sentii godere finsi anch'io un piacere che in realtà non provavo ma che avrebbe segnato la fine di tutto. Mi crollò sopra soddisfatto e, ancora ansimando, mi sussurrò: 
<<Sei terribile Marta,non so resisterti mai.>> 
<<Anche tu.>> gli risposi con uno sguardo di sfida di cui però lui non colse la sfumatura. 
Ci alzammo dal divano per la doccia e ci ritrovammo a letto. 
<<Io penso che fare l'amore sia la cosa che unisce di più. Alla fine le chiacchiere servono a poco.>> 
<<Sì, hai ragione tu. Buonanotte.>> 
<<Notte amore.>> e ci girammo, schiena contro schiena, ognuno nel suo silenzio. Mentre lui si addormentò in brevissimo tempo, io non riuscivo ad addormentarmi. Non mi era mai venuto in mente di fingere un orgasmo, ritenevo che fosse una cosa stupida e soprattutto non ne capivo la ragione. Eppure l'avevo fatto, ed era stata una cosa così immediata che non c'era stato nemmeno bisogno di pensarci su. Rabbia, voglia di ferirlo, ingannarlo, di dimostrargli quanto fosse insensibile non solo ai miei stati d'animo ma anche alla mia fisicità. Ma non ne avremmo riparlato, di questo ero sicura e quindi non gli avrei dimostrato proprio niente. Sentirmi a posto con lui per poter essere libera di vivere altro: forse era questa il vero motivo. Senza volere i discorsi di Matteo mi avevano influenzato, condizionato. Mentire, sempre, anche di fronte all'evidenza: era il solo modo per tenere in piedi un matrimonio e salvaguardare la famiglia. Ma che schifo! La rabbia che Tommaso aveva scatenato mi si rivoltò contro. Perché dovevo assoggettarmi a tutto questo? Io avevo sempre creduto nell'onestà e nella sincerità, non mi erano mai piaciuti i compromessi e avevo sempre creduto che anche quando non amiamo più una persona abbiamo il dovere di consentirgli di tutelare almeno la sua dignità. Avevo cominciato a derogare a tutti i miei principi e questo non mi piaceva: non volevo essere una persona finta, abile attrice pronta a recitare qualsiasi copione. Mi resi conto in un istante che non mi faceva bene frequentare Matteo, la sua influenza mi stava cambiando in peggio e per questo cominciai ad aspettare con ansia la sua partenza, ma nello stesso tempo non vedevo l'ora che arrivasse il giorno dopo per poterlo rivedere. Uscii dal lavoro col cuore in gola, con l'entusiasmo di chi va incontro alla vita e col timore di chi sta correndo un grosso rischio. Poco tempo, appena un paio d'ore e insieme la voglia di assaporarle attimo per attimo. Mentre mi avviavo al luogo stabilito non sapevo più se era lui o la situazione a farmi salire l'adrenalina in quel modo, ero però convinta che era esattamente ciò che volevo in quel preciso istante e questo bastava a darmi il coraggio di non tirarmi indietro. 
Arrivai che lui mi stava già aspettando, salii sulla sua auto e ce ne andammo in cerca di un luogo tranquillo. In un paese lì vicino c'era un parco fluviale con una passeggiata abbastanza solitaria. Ci incamminammo a piedi, vicini, parlando allegramente. Dopo un po' ci sedemmo su una panchina lungo il fiume e bastò uno sguardo un po' più da vicino per spingerci l'uno nelle braccia dell'altro. Un bacio più intenso e profondo di quelli che ricordavo mi colse un po' alla sprovvista e mi tolse il lume della ragione. Mi abbandonai con trasporto alla sua bocca che cercava il mio orecchio, il collo, l'incavo della spalla e si avvicinava pericolosamente alla mia scollatura generosa. Il desiderio salì a dismisura ma non ero ancora pronta per lasciarmi andare completamente. All'improvviso la mia mente mi impose di sottrarmi alle sue mani, al suo corpo che già fremeva, ai suoi baci che mi toglievano il respiro. Un estraneo. Cosa era per me se non un estraneo? Non era sufficiente quello che provavo per farci l'amore, non volevo, e, anche se a fatica, riuscii ad allontanarlo. 
<<Marta, che c'è? Mi sembrava che lo volessi anche tu.>> 
<<No Matteo, non lo voglio, ancora no. La mia mente si rifiuta.>> 
<<La tua mente... Quando sono conte la mia mente si annebbia, perdo completamente il controllo. E non è solo desiderio.>> 
Lasciai cadere questa frase nel vuoto. Non gli credevo, non fino in fondo, era troppo presto perché fossero entrati in gioco i sentimenti. O forse ero io che, come al solito,ponevo freni alla libera espressione delle mie sensazioni. Lasciarsi andare, semplicemente, senza farsi troppe domande, senza pensare a dopo. Vivere il presente ascoltando un impulso e dimenticare subito dopo per vivere un altro presente. Non mi era mai riuscito fino in fondo e non mi sembrava il caso di fare esperimenti. 
Il tempo era volato e benedissi per una volta l'orologio che ci imponeva di separarci, come sempre. Io a casa mia e lui a casa sua, perché questa era la realtà vera e quei piccoli spazi che ci concedevamo erano solo un' evasione per illuderci che ci poteva essere una dimensione dove tutto fosse perfetto, o quasi. 
Sulla strada del ritorno indovinai i suoi sms anche senza leggerli: “Ho voglia di te”. “Il tuo rifiuto non mi ferisce, anzi, accende in me un desiderio ancora più grande”. “Una settimana senza di te sarà insopportabile. Mi manchi già”. “Non so cosa mi stia succedendo, so che ti voglio e ti avrò.” Prima di entrare in casa inviai una sola risposta: “Una settimana lontani farà capire ad entrambi cosa realmente vogliamo. Buone vacanze.” 
Tolsi la suoneria ed entrai in casa. Tommaso non era ancora rientrato e questo mi avrebbe evitato qualsiasi domanda e anche tutta una serie di bugie che mi ripugnava dire. Ero consapevole di essermi infilata in una situazione con poche vie d'uscita, eppure non riuscivo a prendere una decisione sensata. Ero irresistibilmente attratta da un'esperienza fuori dagli schemi e allo stesso tempo ero spaventata. Stavolta ero certa che non ci sarebbe stato nessun perdono, dovevo pensare bene a quello che volevo e a quello che ero disposta a rischiare, soprattutto dovevo pensare bene se valeva davvero la pena rischiare qualcosa. Mi resi conto che la mia mente andava già oltre quello che in effetti era, oltre i miei sentimenti che rimanevano ancora fuori da quella storia. Ma allora di cosa accidenti si trattava? Non era amore, non era attrazione fisica, era solo curiosità? E solo per curiosità stavo mettendo a rischio il mio matrimonio? In un barlume di lucidità mi dissi che la posta in gioco era troppo alta e che la disfatta sarebbe stata sicura. Immediata fu la decisione di troncare subito ogni contatto con Matteo: lo avrei informato per telefono, evitando di vederlo per non cadere di nuovo in tentazione. Mi avrebbe capita, ne ero certa, anche lui teneva alla sua famiglia e il confronto sarebbe avvenuto su un terreno comune. Tirai un sospiro di sollievo proprio nel momento in cui la porta si aprì ed entrò mio marito. Gli andai incontro, lo abbracciai e lo salutai con un bacio. Rimase sorpreso perla mia espansività, non ci era abituato e devo riconoscere che questo era un mio limite. Forse era il caso che mi mettessi d'impegno a recuperare il mio rapporto con lui anziché perdermi in una storia che non aveva ragione di essere. La nostra serata scorse tranquilla. Tra le sue braccia mi sentivo a casa e in lui cercavo la protezione contro la mia inquietudine, i miei disagi e anche la mia frustrazione. Era questo l'amore? Due braccia come un porto sicuro? Non avevo la risposta e nemmeno mi andava di cercarla. Rispettare la decisione che avevo preso era quanto di più saggio potessi fare.