I giorni seguenti furono contrassegnati da un alternarsi scomposto di sentimenti e stati d'animo. Matteo mi cercava in continuazione, anche in orari poco opportuni; come diceva lui, ogni volta che ne aveva voglia mi chiamava e ne aveva voglia come minimo ogni ora e anche meno. Io ero felice di sentirmi accarezzare dalla sua voce, anche se non sempre potevo rispondere. Dovetti pregarlo di non chiamarmi quando ero a casa, affinché Tommaso non si insospettisse, ma se non telefonava inviava sms. Era una sottile tortura tenere il cellulare a distanza o silenzioso ed andare a spiare il display ogni volta che trovavo una briciola di tempo: quando mio marito andava in bagno,se rispondeva al telefono o se scendeva in garage. Mi sentivo colpevole e stupida, perché quel gioco mi stava prendendo la mano, mi dava emozioni forti e nuove: la voglia di stare sempre in contatto, quello scambiarsi frasi carine, il dover fare tutto di nascosto mi facevano sentire viva. Ma Tommaso... Non mi sembrava gusto ingannarlo, non dopo che ci eravamo promessi di dirci tutto, di qualunque cosa si trattasse. Era come colpirlo alle spalle e questo non lo meritava. Nessuno del resto merita di essere tradito, anche se Matteo la pensava in un altro modo e, forse, la maggior parte la pensava in un altro modo visto che quasi nessuno si sarebbe sognato di tradire e poi di andarlo a confessare. Già mi sentivo così e ancora non era successo chissà che, ma quel pensiero fisso, quella presenza costante, lentamente ma inesorabilmente stava scardinando nella mia mente e anche nel mio cuore il pensiero di mio marito. Lui, da parte sua, sembrava non accorgersi di niente, era ripiombato nell'apatia nei miei confronti, perso dietro ai suoi impegni. Sembrava accorgersi di me solo quando aveva voglia di fare l'amore e questa davvero non lo sopportavo. Provai a dirglielo una sera in cui Matteo, impegnato con la moglie, si era fatto sentire di meno. <<Senti Tommaso, ho paura che possa di nuovo succedere di perdersi. Sei distante. Lo so che questa è un po' la tua natura, ma cerca di comprendere anche me. Ho bisogno delle tue attenzioni.>>
<<Ti desidero molto, non ti sembra tanto, Marta? Quasi tutti i miei amici, dopo tanti anni, le mogli nemmeno le guardano, ci fanno l'amore un paio di volte al mese se va bene, qualcuno più attento la porta a cena fuori per il compleanno, eppure sono coppie felici. Cosa ti manca di preciso?>>
<<Mi manca... - e non sapevo nemmeno bene cosa rispondere – mi manca di “sentirti”. Riesci a capirmi?>>
<<Tesoro, spesso sei tu che non vuoi “sentirmi” e mi rifiuti. Sai bene che se fosse per me mi farei “sentire” anche tutti i giorni.>> e fece una delle sue risatine.
<<Ma possibile che pensi sempre e solo ad una cosa??? - mi ero alterata – Se proprio vuoi saperlo non ti “sento” nemmeno quando facciamo l'amore, ecco perché non mi va! Ma è inutile parlarne, tanto è tempo perso.>> e mi rifugiai in camera perché non mi andava di farmi vedere in lacrime. Mi precipitai a guardare il telefono: “Domani vengo da te. Ho troppa voglia di vederti.” Era appena martedì e ci eravamo visti quattro giorni prima. Da una parte mi sentivo lusingata e felice, dall'altra avevo una gran rabbia dentro: ecco di cosa avevo bisogno,possibile che mio marito, che mi conosceva da una vita, non ci arrivasse?? facevo però un errore di valutazione: tutti gli inizi sono carichi di tutto, è nel tempo che poi le cose si svelano per quello che realmente sono e fu così che, non rendendomene bene conto, mi affidai a quello che appariva essere quasi un sogno. Un uomo attento, sempre presente, appassionato, vivace, determinato, romantico anche. Cosa volevo di più? Non avevo di certo colpa io se Tommaso non era mai stato così. Bravissima persona, affidabile, buono, ma sotto certi aspetti completamente assente. Certo, forse non era corretto accusarlo ora, dopo tanti anni, di essere come era e pretendere che fosse diverso, ma si sa, quando l'amore si scolora e tende sbiadire, cerchiamo di darci giustificazioni che in qualche modo mettano a tacere i sensi di colpa e soddisfino quel bisogno che abbiamo di dare una spiegazione logica a ciò che, di per sé, spiegabile del tutto non è.
<<Sono felice. In qualche modo farò.>> E con questa risposta corrisposi sia all'esigenza di gratificarmi che a quella di vendicarmi di Tommaso che mi pareva sordo a ogni mio disagio.
Tornai di sotto, come se niente fosse successo e ci mettemmo a guardare la TV. Forse fu per farsi perdonare che mi attirò a sé e mentre con un braccio mi circondava le spalle, con una mano mi accarezzava i capelli. Mi rilassai piano piano e stavo quasi per addormentarmi quando lui, sentendomi così arresa, mi infilò una mano sotto la gonna e mi baciò intensamente sul collo. Immediatamente mi svegliai da quel torpore che mi aveva sopraffatto e alla sorpresa si aggiunsero la rabbia e la rassegnazione. Non riuscivo ad accettare che per lui ogni gesto di tenerezza fosse finalizzato al sesso, ma era inutile sforzarsi ancora di trovare parole che potessero fargli capire quello che sentivo. “Se è questo che vuoi questo avrai!” fu il mio pensiero che si univa all'intenzione di fare un po' di piacevole ginnastica senza metterci niente di più. Sesso. Fine a se stesso. Per rispettare i miei doveri di moglie e gettargli contemporaneamente fumo negli occhi. Non era questo che volevo, solo l'idea mi ripugnava, ma la nostra idea di amore era così diversa e lontana che mi convinsi che, nonostante qualsiasi sforzo, non saremmo mai riusciti a trovare una via comune.
Mi abbandonai al suo desiderio, senza protestare o dare cenni di insofferenza. Quando con le dita raggiunse l'elastico delle mie mutandine gli slacciai i pantaloni. Mi fu addosso in un minuto e lo sentii dentro di me con tutta la forza della sua virilità. Cominciai a muovermi come sapevo che a lui piaceva e proprio nel momento in cui lo sentii godere finsi anch'io un piacere che in realtà non provavo ma che avrebbe segnato la fine di tutto. Mi crollò sopra soddisfatto e, ancora ansimando, mi sussurrò:
<<Sei terribile Marta,non so resisterti mai.>>
<<Anche tu.>> gli risposi con uno sguardo di sfida di cui però lui non colse la sfumatura.
Ci alzammo dal divano per la doccia e ci ritrovammo a letto.
<<Io penso che fare l'amore sia la cosa che unisce di più. Alla fine le chiacchiere servono a poco.>>
<<Sì, hai ragione tu. Buonanotte.>>
<<Notte amore.>> e ci girammo, schiena contro schiena, ognuno nel suo silenzio. Mentre lui si addormentò in brevissimo tempo, io non riuscivo ad addormentarmi. Non mi era mai venuto in mente di fingere un orgasmo, ritenevo che fosse una cosa stupida e soprattutto non ne capivo la ragione. Eppure l'avevo fatto, ed era stata una cosa così immediata che non c'era stato nemmeno bisogno di pensarci su. Rabbia, voglia di ferirlo, ingannarlo, di dimostrargli quanto fosse insensibile non solo ai miei stati d'animo ma anche alla mia fisicità. Ma non ne avremmo riparlato, di questo ero sicura e quindi non gli avrei dimostrato proprio niente. Sentirmi a posto con lui per poter essere libera di vivere altro: forse era questa il vero motivo. Senza volere i discorsi di Matteo mi avevano influenzato, condizionato. Mentire, sempre, anche di fronte all'evidenza: era il solo modo per tenere in piedi un matrimonio e salvaguardare la famiglia. Ma che schifo! La rabbia che Tommaso aveva scatenato mi si rivoltò contro. Perché dovevo assoggettarmi a tutto questo? Io avevo sempre creduto nell'onestà e nella sincerità, non mi erano mai piaciuti i compromessi e avevo sempre creduto che anche quando non amiamo più una persona abbiamo il dovere di consentirgli di tutelare almeno la sua dignità. Avevo cominciato a derogare a tutti i miei principi e questo non mi piaceva: non volevo essere una persona finta, abile attrice pronta a recitare qualsiasi copione. Mi resi conto in un istante che non mi faceva bene frequentare Matteo, la sua influenza mi stava cambiando in peggio e per questo cominciai ad aspettare con ansia la sua partenza, ma nello stesso tempo non vedevo l'ora che arrivasse il giorno dopo per poterlo rivedere. Uscii dal lavoro col cuore in gola, con l'entusiasmo di chi va incontro alla vita e col timore di chi sta correndo un grosso rischio. Poco tempo, appena un paio d'ore e insieme la voglia di assaporarle attimo per attimo. Mentre mi avviavo al luogo stabilito non sapevo più se era lui o la situazione a farmi salire l'adrenalina in quel modo, ero però convinta che era esattamente ciò che volevo in quel preciso istante e questo bastava a darmi il coraggio di non tirarmi indietro.
Arrivai che lui mi stava già aspettando, salii sulla sua auto e ce ne andammo in cerca di un luogo tranquillo. In un paese lì vicino c'era un parco fluviale con una passeggiata abbastanza solitaria. Ci incamminammo a piedi, vicini, parlando allegramente. Dopo un po' ci sedemmo su una panchina lungo il fiume e bastò uno sguardo un po' più da vicino per spingerci l'uno nelle braccia dell'altro. Un bacio più intenso e profondo di quelli che ricordavo mi colse un po' alla sprovvista e mi tolse il lume della ragione. Mi abbandonai con trasporto alla sua bocca che cercava il mio orecchio, il collo, l'incavo della spalla e si avvicinava pericolosamente alla mia scollatura generosa. Il desiderio salì a dismisura ma non ero ancora pronta per lasciarmi andare completamente. All'improvviso la mia mente mi impose di sottrarmi alle sue mani, al suo corpo che già fremeva, ai suoi baci che mi toglievano il respiro. Un estraneo. Cosa era per me se non un estraneo? Non era sufficiente quello che provavo per farci l'amore, non volevo, e, anche se a fatica, riuscii ad allontanarlo.
<<Marta, che c'è? Mi sembrava che lo volessi anche tu.>>
<<No Matteo, non lo voglio, ancora no. La mia mente si rifiuta.>>
<<La tua mente... Quando sono conte la mia mente si annebbia, perdo completamente il controllo. E non è solo desiderio.>>
Lasciai cadere questa frase nel vuoto. Non gli credevo, non fino in fondo, era troppo presto perché fossero entrati in gioco i sentimenti. O forse ero io che, come al solito,ponevo freni alla libera espressione delle mie sensazioni. Lasciarsi andare, semplicemente, senza farsi troppe domande, senza pensare a dopo. Vivere il presente ascoltando un impulso e dimenticare subito dopo per vivere un altro presente. Non mi era mai riuscito fino in fondo e non mi sembrava il caso di fare esperimenti.
Il tempo era volato e benedissi per una volta l'orologio che ci imponeva di separarci, come sempre. Io a casa mia e lui a casa sua, perché questa era la realtà vera e quei piccoli spazi che ci concedevamo erano solo un' evasione per illuderci che ci poteva essere una dimensione dove tutto fosse perfetto, o quasi.
Sulla strada del ritorno indovinai i suoi sms anche senza leggerli: “Ho voglia di te”. “Il tuo rifiuto non mi ferisce, anzi, accende in me un desiderio ancora più grande”. “Una settimana senza di te sarà insopportabile. Mi manchi già”. “Non so cosa mi stia succedendo, so che ti voglio e ti avrò.” Prima di entrare in casa inviai una sola risposta: “Una settimana lontani farà capire ad entrambi cosa realmente vogliamo. Buone vacanze.”
Tolsi la suoneria ed entrai in casa. Tommaso non era ancora rientrato e questo mi avrebbe evitato qualsiasi domanda e anche tutta una serie di bugie che mi ripugnava dire. Ero consapevole di essermi infilata in una situazione con poche vie d'uscita, eppure non riuscivo a prendere una decisione sensata. Ero irresistibilmente attratta da un'esperienza fuori dagli schemi e allo stesso tempo ero spaventata. Stavolta ero certa che non ci sarebbe stato nessun perdono, dovevo pensare bene a quello che volevo e a quello che ero disposta a rischiare, soprattutto dovevo pensare bene se valeva davvero la pena rischiare qualcosa. Mi resi conto che la mia mente andava già oltre quello che in effetti era, oltre i miei sentimenti che rimanevano ancora fuori da quella storia. Ma allora di cosa accidenti si trattava? Non era amore, non era attrazione fisica, era solo curiosità? E solo per curiosità stavo mettendo a rischio il mio matrimonio? In un barlume di lucidità mi dissi che la posta in gioco era troppo alta e che la disfatta sarebbe stata sicura. Immediata fu la decisione di troncare subito ogni contatto con Matteo: lo avrei informato per telefono, evitando di vederlo per non cadere di nuovo in tentazione. Mi avrebbe capita, ne ero certa, anche lui teneva alla sua famiglia e il confronto sarebbe avvenuto su un terreno comune. Tirai un sospiro di sollievo proprio nel momento in cui la porta si aprì ed entrò mio marito. Gli andai incontro, lo abbracciai e lo salutai con un bacio. Rimase sorpreso perla mia espansività, non ci era abituato e devo riconoscere che questo era un mio limite. Forse era il caso che mi mettessi d'impegno a recuperare il mio rapporto con lui anziché perdermi in una storia che non aveva ragione di essere. La nostra serata scorse tranquilla. Tra le sue braccia mi sentivo a casa e in lui cercavo la protezione contro la mia inquietudine, i miei disagi e anche la mia frustrazione. Era questo l'amore? Due braccia come un porto sicuro? Non avevo la risposta e nemmeno mi andava di cercarla. Rispettare la decisione che avevo preso era quanto di più saggio potessi fare.
Nessun commento:
Posta un commento