lunedì 15 ottobre 2012

....dubbi.... (cap.XI)


Il primo incontro clandestino, fingendo di essere al lavoro. Non era da me, davvero non mi riconoscevo in questa nuova veste. Una trentina di chilometri per allontanarsi, in un paesino di provincia arroccato sulla collina. Quando arrivai lui mi stava già aspettando. Scendemmo dalla macchina e ci salutammo con un sorriso, un po' imbarazzato il mio. Cosa ci facevo lì in tutta segretezza con un amico? Per essere più precisi, un conoscente? Matteo non sembrava porsi troppe domande e, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, mi si affiancò e ci avviammo verso il centro. Attraversammo vicoli in salita, perfettamente conservati nel loro aspetto medievale. Cortili, palazzi, piazzette, viuzze: l'impressione era quella di trovarsi in un angolo di mondo fuori dal tempo. Non c'era molta gente in giro, solo pochi stranieri, forse in vacanza lì o forse di passaggio. Era decisamente una cornice suggestiva per la nostra conversazione che procedeva su un binario più intimo del solito.
<<Non è stato difficile, no?>> Se ne uscì con quell'aria di chi sa come affrontare ogni situazione. 
<<Niente alla fine è difficile. Certo è che se lo scopre mio marito sono guai seri.>> 
<<Dicevi che non era poi così geloso...>> 
<<Prima infatti non lo era affatto, poi ha avuto motivo per esserlo e ora le cose sono cambiate. E tu, non dovevi lavorare oggi? Com'è che non sei andato dalla tua amichetta? Tua moglie non sospetta niente?>> 
<<Ehi, ma quante domande! Sei così curiosa?>> 
<<Sì che sono curiosa, ma se non vuoi rispondere...>> 
<<Certo che voglio rispondere e poi non mi stupisco, sono anch'io curioso come te. Dunque...La ragazzina non la vedo da un po', ci sentiamo ogni tanto. Col mio lavoro sono sempre in giro quindi ho ampia possibilità di movimento e mia moglie... non mi cerca mai, non sa dove sono, ogni tanto sospetta ma si limita a qualche battuta poco felice.>> Sembrava l'essere più tranquillo e innocente della terra. 
Intanto eravamo arrivati in un piccolo parco a ridosso della fortezza, in cima al paese. Da lassù si godeva un bellissimo panorama: la valle era completamente verde in estate e solo a tratti campi di grano mietuto aggiungevano un caldo tono di giallo alle fitte chiome degli alberi. Lassù spirava un leggero vento che si divertiva a giocare con i miei capelli. Ci trovammo in silenzio, a guardarci negli occhi. Fui io la prima a distogliere i miei portandoli in basso. Lui, che era fin troppo vicino, mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio: 
<<Come sei carina così timida! Mi viene voglia di baciarti.>> 
<<Non ti azzardare!>> fu la mia risposta pronta, ma intanto non riuscivo a sciogliermi da quell'abbraccio. 
<<Giusto, prima dieci no... e poi forse un sì. E' così, vero, che funziona?>> E intanto mi spostava i capelli dal viso. Avevo il cuore in gola e non sapevo perché. Le sue labbra sfiorarono le mie, ma mi girai di scatto e finirono vicino all'orecchio. Cominciavo a perdere il controllo di me stessa. Lui sorrideva divertito, per niente scoraggiato, e provò ancora. 
<<Matteo, non mi pare il caso, te l'ho già detto.>> 
<<Shhh. Adesso sei qui, non pensare.>> e di nuovo mi trovai la sua bocca ad un centimetro dalla mia. Stavolta portai indietro la testa e avvertii con un brivido il contatto caldo del suo respiro sul collo. Non ebbi la forza di dire niente e quando le sue mani mi presero il viso per un bacio più convinto, mi lasciai andare. Non fu particolarmente appassionato, ma nemmeno sgradevole; non rimasi turbata più di tanto e, immediatamente, trovai la forza di reagire. 
<<Senti Matteo, non so cosa abbia in mente tu, ma io non provo niente e non voglio proseguire su questa strada. Non mi va di tradire mio marito tanto perché se ne presenta l'occasione.>> 
<<Marta, non giudicarmi per quello che non sono. Spero tu abbia capito che mi interessi davvero.>> 
<<Quale uomo che vuole ottenere qualcosa da una donna non direbbe la stessa cosa? Mi consideri proprio stupida! Hai un'amante che ha poco più di vent'anni e sei pure sposato, in più ti sei incuriosito di me. Non ci vuole un gran cervello per capire che tipo sei.>> 
<<Detta così non fa una piega, ma non sempre tutto è come sembra, ti pare?>> 
<<E allora dimmelo tu com'è.>> Ero abbastanza irritata ed ero proprio curiosa di conoscere i reconditi risvolti di una situazione che a me pareva fin troppo chiara. 
<<Credo sia evidente che le cose con mia moglie non vanno bene, per vari motivi di cui ti parlerò un'altra volta se avrai voglia di saperli. Ho conosciuto Elena per puro caso, un giorno al mare: mi ha chiesto una sigaretta, figurati. Era uno schianto di ragazza e in quel momento maledissi il giorno in cui avevo smesso di fumare. Le offrii un gelato al posto della sigaretta e dopo un'ora eravamo già in macchina a fare l'amore. Da allora ci siamo frequentati. L'entusiasmo, la libertà e la spensieratezza di una ragazzina sono travolgenti, ma se poi non ci sono altri stimoli... Con lei la conversazione più impegnativa è sull'ultimo CD di Tiziano Ferro. Intendi, è bella proprio per questo, ma sento di avere bisogno di altro. La chiamo di meno, la vedo di meno e pian piano capirà da sola. Con te sento che potrebbe essere un'altra cosa. Le nostre esigenze sono più simili, non credi?>> 
<<Sì, potrebbero. Solo che io ho rinunciato all'amore per difendere la mia famiglia. Pensi che voglia correre di nuovo un rischio simile per un'evasione?>> 
<<Nemmeno io voglio mettere a rischio la mia famiglia, ho un figlio di quattro anni che adoro, ma non amo più mia moglie e ho bisogno anche di altro. Ovviamente lei deve rimanere all'oscuro di tutto e quindi cerco di essere discreto, di non farmi scoprire, ma non mi rassegno ad una situazione che non mi soddisfa. E' la storia di molti, sai? Forse della maggior parte.>> 
<<Sì, lo so, anch'io sono in crisi con mio marito, non sono più sicura di amarlo, però non so mentire, mi scoprirebbe nel giro di poche settimane. Anche se... A volte ce l'ho la tentazione di crearmi un'oasi felice. Ma dovrei proprio innamorarmi.>> 
Senza che io me l'aspettassi mi baciò di nuovo e stavolta mi colse talmente di sorpresa che d'istinto lo ricambiai. Un bacio leggero, delicato, diverso da quello che ci si aspetta da un uomo che vuole solo sesso. Sembrava timido come un ragazzino, quasi a volermi convincere che non c'era malizia o eccitazione in quel gesto, ma solo desiderio di avvicinarsi, con cautela e rispetto. 
<<Rimani a cena?>> Non intendeva smettere di sorprendermi. Cominciavo ad aver paura di come tutto stava precipitando in una direzione non prevista e che io non volevo seguire. 
<<No, non posso. Cosa invento a mio marito? Già sto facendo tardi, di sicuro non lo trovo di buon umore.>> 
<<Come vuoi, tanto torno presto.>> ed era tornato deciso e determinato. 
Il tono si fece scanzonato tornando al parcheggio: risate e battute per alleggerire un pomeriggio che era volato via in un batter d'occhio, ma che era stato intenso di parole e stati d'animo. 
Mi sentii sollevata mettendo in moto la macchina: era il segno che stavo rientrando nella normalità e questo mi ridava serenità. Arrivati al bivio che ci avrebbe portato in direzioni opposte, Matteo si fermò. Chissà, forse si era dimenticato qualcosa. Mi accostai anch'io. Scendemmo dalla macchina e appena ci trovammo di fronte mi abbracciò di nuovo e mi disse: 
<<Mi mancavi già.>> Sorrisi e ripresi la strada di casa. Stavo ancora pensando a lui e al tempo che avevamo trascorso insieme quando arrivò un sms. Pensavo fosse Tommaso, invece, dopo essermi accostata per leggerlo, vidi che era ancora di Matteo: “Io e te insieme mi sa che facciamo danni”. Ripartii senza rispondere. Non avevo molta strada da fare, in venti minuti sarei arrivata, forse un po' pochi per trovare il senso di quell'incontro. Non avevo cambiato idea: non volevo imbarcarmi in nessuna storia e tanto meno in un'avventura con un uomo che non mi coinvolgeva più di tanto. E allora perché mi ero lasciata baciare? E' vero, mi sentivo di nuovo insoddisfatta del rapporto con mio marito, ma volevo crederci ancora perché lo amavo. E allora perché non mi dispiaceva l'idea di rivedere Matteo? Certo, era simpatico e piacevole, ma era sufficiente questo a giustificare l'inganno e il desiderio di rivederlo? Perché questo sentivo. Mi resi conto che stavo correndo un grosso rischio e che forse non ne valeva la pena. Ero già vicina a casa mentre stavo formulando il buon proposito di scrivere a Matteo per spiegargli che era meglio troncare tutto sul nascere. Forse non avere davanti quegli occhi incredibili mi avrebbe aiutato a tenere il distacco che era necessario. Tranquillizzata da questo pensiero entrai in casa sperando che Tommaso non facesse troppe domande. Non era nel suo stile, in verità, m, si sa, quando il senso di colpa si fa sentire, anche l'impossibile sembra poter diventare scontato. In realtà lui era tranquillo davanti alla TV e mi salutò come ogni sera. Non mi avvicinai per dargli un bacio, questo no, forse per la paura che si avvertisse il profumo che Matteo poteva avermi lasciato addosso, visto che io lo sentivo ancora, o forse, semplicemente, non mi andava. Stupidamente ero più loquace del solito, raccontai, inventandoli, un sacco di particolari della mia giornata lavorativa, come se avessi passato in ufficio quaranta ore anziché le sei abituali. Tommaso mi ascoltava, o fingeva di ascoltarmi, magari mi trovava pure noiosa, ma io ero troppo preoccupata di dover nascondere come avevo passato quel pomeriggio per capire che quello era proprio il modo migliore per indurre sospetti. Giocò a mio favore l'inizio del film in TV e mai come quella sera fui contenta che quella macchina infernale invadesse la nostra intimità e ci distraesse. Rimanemmo in silenzio sul divano e dopo poco mi addormentai. Fu mio marito a scuotermi delicatamente perché andassi a letto e io non me lo feci ripetere due volte. Appena fui sotto le coperte ripensai a quella giornata: forse aveva ragione Matteo, non era difficile crearsi una doppia vita, proprio come aveva fatto lui. Bastava farci un po' l'abitudine e non interferire con la quotidianità. Uno spazio privato, in cui non far entrare nessuno, per conquistarsi quelle gratificazioni che, col tempo, venivano sempre più a mancare nel matrimonio. Ma quanto era giusto o lecito tradire? Non era meglio affrontare i problemi e, nel caso non ci fossero soluzioni, separarsi? Avevo già fatto quel percorso e se avevo deciso di restare con Tommaso era perché avevo creduto che l'amore fosse ancora forte tra noi. Per un po' aveva funzionato, si trattava solo di metterci buona volontà e di lottare per non perdere ciò che avevamo conquistato. Ma se la volontà non fosse bastata, che senso avrebbe avuto tradirlo? Era più onesto affrontare la verità e lasciarsi. Mi soffermai su questa idea. Lasciarlo. Voleva dire cambiare troppe cose, cominciare da capo. Era questo che volevo? Mi accorsi che la mia mente stava sconfinando. Meglio porre un freno e fare i conti con la realtà: Tommaso era disteso accanto a me, era l'uomo che avevo scelto, il padre dei miei figli, dei nostri figli ed era importante per me. La noia mi aveva resa un po' inquieta, ma niente era compromesso in modo irreparabile, dovevo solo accettare che dopo tanti anni era normale che la passione si smorzasse e che fosse altrettanto bello godere dell'equilibrio e della serena stabilità che ci eravamo costruiti. Allungai una mano verso di lui e pensai che il fatto che c'era mi faceva sentire al sicuro. No, Matteo, io e te insieme non avremmo fatto alcun danno.

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