lunedì 5 novembre 2012

....allo specchio....(dal cap.XXVIII)


[...] Ci tenevamo allacciati per la vita e di tanto in tanto lui mi sfiorava la tempia o i capelli con un bacio. I nostri corpi erano abbastanza vicini da percepire le vibrazioni l'uno dell'altro tanto che cominciammo a guardarci con l'ardore che sapevamo ormai bene dove ci avrebbe condotto. 
<<Marta ti voglio.>> 
<<Mi hai.>> e gli sorrisi maliziosa. 
<<Hai capito cosa intendo. Ti voglio addosso.>> 
<<E dove andiamo?>> 
<<Dobbiamo trovare un posto qui nei dintorni, il nostro agriturismo è troppo lontano.>>
<<Giusto, anche se ormai mi ero affezionata a quel posto. Lo sentivo nostro.>> <<Ne troveremo un altro. Un posto vale l'altro. Mi basta che ci sia tu.>> 
Gli rivolsi uno sguardo di gratitudine: le sue parole mi avevano rassicurato e solo il cielo sa se ne avevo bisogno. Risalimmo in macchina e cominciammo a perlustrare la zona fino a che ci imbattemmo in un motel. 
<<Proviamo qui?>> 
L'idea non mi sorrideva affatto. La solita trafila: i documenti, gli sguardi fintamente indifferenti. Ma l'unica alternativa era la macchina e io avevo troppo bisogno di sentirlo sula pelle. 
<<Sì, va bene.>> 
La camera era meno squallida di come avevo immaginato e soprattutto c'era un bel letto grande che ci aspettava con le sue lenzuola fresche di lavanderia. Il tepore ci invitò a liberarci subito dei piumini che portavamo e fu un attimo finire abbracciati lunghi distesi sul letto. Mi accarezzava, mi baciava, mi cercava il collo spostando i capelli ed io avevo già dimenticato quello che avevo lasciato a casa. Con dita agili slacciò i bottoni del golf, della camicetta, dei jeans. Le sue mani sulla pelle mi provocarono un brivido. Lo desideravo così tanto! Ci liberammo in fretta degli abiti che lanciammo a caso sul pavimento e il suo desiderio che mi premeva sulla pancia mi fece esplodere un calore che dall'ombellico si propagò dappertutto. Le sue mani intanto mi cercavano e le mie percorrevano la sua schiena mentre ci baciavamo con grande intensità. Si distese d'un tratto accanto a me e mi spostò sopra di lui. Lo sentii entrare dentro di me e la forza della sua erezione mi strappò un gemito. Guidò i miei movimenti sopra di lui ed io ero così eccitata che riuscivo a stento a trattenermi dal piacere. Ma volevo aspettare, non volevo finisse subito. Mi adagiai sopra di lui per interrompere quel turbine e lui spostò una mano dal fianco alla nuca e cercò avidamente la mia bocca. Ci baciammo a lungo, poi lui mi fece rotolare sul letto, si alzò e mi prese per mano. Pochi passi e mi sollevò da terra per mettermi seduta sul cassettone di fronte ad un grande specchio. Fissandomi negli occhi mi allargò lentamente le gambe e poi si inginocchiò cercando con le labbra e con la lingua la mia intimità. Il calore dei suoi baci mi portò di nuovo ad un punto di incredibile eccitazione, ma mentre stavo per abbandonarmi si sollevò, mi fece scendere e mi girò in modo che vedessi le nostre immagini riflesse nello specchio. Si aggrappò ai miei seni mentre lo sentii di nuovo dentro di me, la sua bocca sul collo. Lo specchio mi rimandava l'immagine dei nostri corpi che si muovevano in sintonia, le nostre espressioni rapite e a questo punto non riuscii a trattenermi. Le mie contrazioni fecero esplodere anche lui e la stanza si riempì del nostro piacere. Mi adagiò di nuovo sul letto e continuò ad accarezzarmi la pelle ancora scossa da sussulti di piacere. Rimanemmo in silenzio accarezzandoci dolcemente. 
<<Sei così piccola e maneggevole! Ti adoro.>> mi strappò un sorriso. Ero così felice! 
<<Vorrei non uscire più da questa stanza...>>
<<Sì, sarebbe bello avere più tempo. Vorrei passare tutta una notte con te. Chissà se ci riusciamo?>> 
<<Provaci, dai!>> Accolsi con entusiasmo la sua idea ed ero felice che fosse stato lui a proporlo. 
<<All'inizio della primavera mi è sembrato di capire che mio figlio abbia una gita di due giorni e deve essere accompagnato da un genitore. Ha detto che vuole andare lei.>> 
<<Sì, dai! Sarà come vivere un sogno!>> ero entusiasta come una bambina. 
<<Vediamo cosa si può fare. Non sono sicuro al cento per cento però. Se quando è via mi chiama a casa e non mi trova sono guai un'altra volta.>> 
Misi subito il broncio. Non ci riusciva proprio a fare un progetto per noi senza mettere davanti lei e i rischi che lui correva. Non appena si accorse che c'ero rimasta male cercò di rimediare. 
<<Dai, qualcosa mi invento.>> e mi strinse forte a sé. Mi chiese poi di raccontargli cosa era successo di preciso con Tommaso, come pensavo di dirlo ai miei figli, se l'avevo risentito negli ultimi due giorni. 
Non fu facile mantenere un certo distacco nel ripercorrere uno dei momenti più tristi e difficili della mia vita, ma riuscii a controllare le mie emozioni. 
<<Sei una testa matta. Nessuno fa quello che hai fatto tu, anzi, la maggior parte si trova a volte a negare l'evidenza.>> 
<<Come te, per esempio.>> lo provocai. 
<<Sì, come me. Io non sono nella condizione di poter fare quello che hai fatto tu. Un po' ti invidio, perché ora tu sei libera, e vorrei esserlo anch'io, ma in questo momento è meglio evitare altri guai.>> 
<<Matteo, ma tu mi ami?>> 
<<No!>> e si mise a ridere. Rimasi gelata da quella risposta così secca e subito mi salì un nodo in gola, tanto che non riuscii a ribattere. 
<<Vieni qua, stupidina. Non lo senti quello che provo? Non l'hai sentito finora?>> mi strinse forte a sé e ci baciammo ancora. 
<<Credo si sia fatto un po' tardi.>> e infatti l'oscurità già da un po' aveva invaso la stanza. 
<<Amore dobbiamo sbrigarci!>> aggiunse dopo aver guardato l'orologio. 
<<Tu devi sbrigarti, io non più...>> mi uscì di dire con un po' d'amarezza, ma lui era già andato in bagno. 
Mi riaccompagnò alla macchina, il solito saluto prima di separarci anche se in una rampa diversa. 
Sulla strada del ritorno un sms: “Sei stupenda” e poi la sua chiamata per dirmi che ogni volta gli dispiaceva di più lasciarmi andare via, da quel momento in poi sarebbe stato ancora più difficile perché sapeva che ero sola ad aspettare che lui potesse liberarsi. C'era malinconia nella sua voce e io cercai di rassicurarlo. 
<<Non cambiano le cose tra noi, sono solo più libera di muovermi. Meglio, no? E la sera puoi raggiungermi quando e come vuoi senza che io debba rendere conto a nessuno se vado a letto alle tre.>> 
<<Sei un amore. Mi manchi già.>> 
<<Ti amo Matteo. Non sai quanto.>> 
<<Lo so, quello che non so è se merito tutto quello che mi dai.>> 
<<Lascialo decidere a me.>> chiacchierammo ancora un po' e poi ci salutammo: lui era arrivato, io ancora no, ma mi mancavano pochi chilometri. 
Non fu piacevole rientrare nella casa vuota ma avrei dovuto farci l'abitudine. Non sapevo se il sollievo di non dover giustificare niente compensava quella solitudine con cui dovevo fare i conti, ma non volevo che i miei pensieri sempre in movimento rovinassero quella bella giornata. Mi adagiai sul divano rilassata, respinsi il ricordo di quel “no” scherzoso che però mi aveva turbato e mi misi in attesa di un sms che non tardò ad arrivare: “Appena dormono tutti ti raggiungo. Aspettami amore. Ho ancora voglia di te."

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