giovedì 1 novembre 2012

....sms....(dal cap.XXII)



Ci vedemmo dopo qualche discussione in un pomeriggio di inizio settembre. Lui era un po' febbricitante, ma alla fine aveva deciso di venire lo stesso. L'idea era quella di fare una passeggiata nel parco lungo il fiume e tornare a casa, giusto per passare un po' di tempo insieme perché rinunciare anche ad un solo incontro non era pensabile. In più, nel tempo, ci eravamo accorti che, oltre al sesso, ci piaceva moltissimo stare insieme, come una qualsiasi coppia regolare. Era bellissimo anche guardare le vetrine, comprare qualcosa, andare in un bar, sedersi a un tavolino e parlare di mille cose di fronte a un caffè. Purtroppo questi momenti erano rari, ma erano quelli che ci davano la dimensione di quanto ci mancasse la quotidianità. Mi dispiaceva farlo viaggiare se non stava bene, ma quando decideva una cosa non c'era modo di farlo recedere e di certo non mi opponevo mai ai nostri incontri. Rimanemmo seduti su una panchina a scambiarci tenerezze, ma ci facemmo prendere la mano e, come sempre, prevalse la passione. Ci appartammo dopo aver girovagato un po' per la campagna. C'era un casolare abbandonato circondato da sterpi ed erbacce, ma sul retro l'erba era stata tagliata ed era rimasto un tavolo fatto di vecchie assi di legno con due panche a lato. Il sole stava già tramontando e stavamo guardando il cielo rosso dove si era già alzata una pallida luna quando lui, che era dietro di me, cominciò a baciarmi i capelli. Mi giri e cercai le sue labbra, calde di febbre e di desiderio. Un bacio tenero, uno sguardo intenso e la passione esplose in un istante. Mi sollevò e mi mise seduta sul vecchio tavolo, le sue mani avevano già sollevato la mia gonna e allargato con una leggera pressione le mie cosce. Ci guardavamo in silenzio mentre le sue dita scostavano le mie coulottes e le mie mani slacciavano i suoi pantaloni. Lo sentii dentro di me in un attimo e le mie gambe si strinsero attorno a lui per assecondare le sue spinte dapprima delicate e lente e poi sempre più vigorose. In breve fummo scossi da un brivido di piacere che si spense in un singulto che ci trovò stretti in un intenso abbraccio. Un bacio ancora, lungo, prima di ricomporsi e tornare a casa. 
<<Marta, questa situazione la sopporto sempre meno. Lasciarti andare via adesso mi fa stare male.>> 
<<Non dirlo. Lo sai che provo le stesse cose. Telefoniamo e stiamo insieme anche a cena.>> 
<<Non si può, lo sai. Di certo troverò lei invelenita e anche tu non devi esagerare con tuo marito.>> 
<<Hai ragione.>> Sospirai delusa. 
<<Poi non mi sento nemmeno tanto bene, ho bisogno di riposare.>> 
<<Sì, vero. Facciamo i bravi.>>
In effetti quando scesi dalla sua macchina mi accorsi che era un po' pallido e sofferente. Lo salutai dolcemente e ripresi la strada di casa. Rimanemmo un po' al telefono lungo il viaggio ma era piuttosto tardi, riattaccammo che lui non era ancora arrivato. 
Entrai in casa che Tommaso aveva già preparato la cena. Un saluto formale, una fuga al bagno per controllare che fosse tutto a posto e per lavarmi le mani e ci sedemmo a tavola. Non avevo tanta fame ed ero silenziosa perchè avrei voluto essere da un'altra parte. 
<<Oggi non ti ha appagato la tua giornata?>> 
<<Normale.>> Non volevo dargli corda, lui sapeva cogliere ogni occasione per “approfondire2: 
<<Marta non è che ti vedi con qualcuno?>> 
Nonostante fossi seduta mi sentii mancare le gambe ma alzai di scatto lo sguardo e gli dissi: 
<<Stai scherzando???>> Un'ondata di panico mi fece accelerare i battiti tanto che temevi si vedesse anche dalla camicetta. 
<<No, non sto scherzando. Era una domanda.>> era calmissimo, almeno quanto ero agitata io. 
<<Mi sembra una domanda fuori luogo>> 
<<A me non tanto.>> 
Mi aspettavo che attaccasse uno dei suoi sermoni e invece accese la TV e ontinuò a mangiare come se niente fosse. Per evitare che ci ripensasse e tornasse sull'argomento gli chiesi se nel fine settimana voleva accompagnarmi a Firenze a trovare i nostri figli. 
<<Se sabato non ho la partita andiamo insieme, altrimenti vi raggiungo domenica. Loro ormai sono fatti cittadini e se non andiamo noi chi li vede più?>> 
<<Sono cresciuti, vanno per la loro strada, come è giusto che sia.>> 
<<Sì, certo. Dicevo per dire. Anzi, sono orgoglioso di loro. Direi che abbiamo fatto un buon lavoro.>> E mi sorrise. Ricambiai il sorriso e mi misi a lavare i piatti mentre lui si era spostato sul divano, ancora davanti alla TV. Il pericolo sembrava scampato ma io ero ancora tesa e nervosa. Era sempre più difficile fingere ma allo stesso tempo l'idea che lui scoprisse la verità mi atterriva. La soluzione migliore in questo caso era sempre evitare di pensarci, ma fino a quando? Mi sembrava che il cerchio si stesse stringendo e il rischio era sempre più alto. Cercai di ritrovare la calma e mi misi anch'io davanti alla TV. Erano passate da poco le 22.30 quando Tommaso decise di andare a dormire. 
<<Io aspetto ancora un po'...>> 
<<Ok. Buonanotte.>> 
Ringraziai il cielo di essermela cavata a buon mercato, almeno quella sera e pensai subito a Matteo. Non l'avevo visto tanto bene quando se ne era andato ed ero preoccupata anche perché non trovai nessun sms sul telefonino che mi dicesse che era arrivato e che era tutto a posto. “Amore come stai?” e inviai. Nessuna risposta. Pensai che forse era troppo presto e che ancora non era solo. Aspettai ancora un po' ma nessun segnale. Entrai un po' in ansia. “Non farmi preoccupare. Tutto a posto?”. Nessuna risposta. Non potevo fare niente, solo cercare di immaginare i possibili motivi del suo silenzio. Guardavo la TV senza riuscire a seguire niente, ogni cinque minuti guardai il display che se ne rimaneva indifferente. Una serata all'insegna dell'ansia. Sarebbe passata, bastava dormirci su. Era quasi mezzanotte e stavo per andare a dormire quando finalmente il display si illuminò. Mi precipitai a leggere. “Mia moglie ha trovato i tuoi sms. E' successo un casino.” Sbiancai in volto e mi misi di nuovo seduta sul divano. “Quali?”. “Quelli di prima. Ero andato a farmi la doccia e lei guardava la TV. Ha sentito vibrare il tel che avevo lasciato sul tavolo e li ha letti”. “E ora???”. “Ora vedremo. Ne parliamo domani. Meglio che vada a letto”. “Certo amore. Buonanotte. Che giornata!”. Non gli dissi niente dei sospetti di mio marito. Per quella sera poteva anche bastare.

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