sabato 3 novembre 2012

....rivelazione....(dal cap.XXV)



 [...]La serata era piacevole: allegre conversazioni intorno, saluti a persone perse di vista ormai da tempo, un po' di buona musica in sottofondo, cibo gradevole. Era passata poco più di un'ora e, puntuale, arrivò la chiamata di Matteo. Matteo stava parlando con degli amici e stavano ridendo. Ero indecisa se rispondere o meno, ma pensai che non se ne sarebbe accorto e in più smaniavo dalla voglia di sentire il mio amore. Mi allontanai di qualche passo e risposi. Matteo era euforico per quella bravata, si sentiva in competizione con Tommaso ed era lusingato quando io mettevo lui al primo posto. Mi mostrai irritata:
<<Amore ho mio marito qui a due passi, te l'avevo detto che non ero sola!>> 
<<Ma mi mancavi troppo! E io non ti manco?>> 
<<Certo che mi manchi, è solo per questo ce ti ho risposto.>> 
<<Io ti adoro. Ho voglia di fare l'amore. Voglio vederti presto. Non resisto.>> Feci una risatina compiaciuta. 
<<Facciamo domani, ti va?>> 
<<Domani??? Ma sei impazzito??? Come si fa?>> 
<<Dai, dai, su, su qualcosa inventiamo. Sono pazzo di te!>> 
<<Tu sei pazzo. Punto.>> 
<<Ti chiamo domattina. Tu intanto pensa a come liberarti. Ciao amore, a domani.>> 
<<Ciao amore.>> dissi mentre stava riattaccando, inebetita da quella proposta indecente che però i aveva risvegliato le farfalle nello stomaco. 
Mi riavvicinai a Tommaso ed evidentemente la mia espressione era eloquente perché lui mi chiese: 
<<Chi era al telefono?>> 
<<Un'amica.>> fu la risposta pronta. 
<<Un'amica di cui ti sei innamorata?>> 
Lo guardai con aria sorpresa e turbata ma cercai di reagire: 
<<Ma cosa dici? Ti sembro il tipo?>> 

<<Non prendermi per il culo. Non era un'amica. Come si chiama? Ludovico, Renato, Francesco? Lo conosco?>> <<No, non lo conosci.>> mi arresi al suo sguardo indagatore e severo e anche alla mia voglia di essere finalmente sincera con lui <<e sì, mi sono innamorata.>> 
Lo guardai con occhi imploranti, quasi a chiedere il suo perdono. Senza scomporsi mi disse che andava a casa. Lo seguii. Salutammo tutti e salimmo in macchina. Guidava piano, in silenzio, mentre io mi sentivo sconvolta e cercavo di formulare delle spiegazioni da dargli appena arrivati. Parcheggiò l'auto ed entrò, aspettò che entrassi anch'io e richiuse la porta. Ero spaventata, smarrita confusa. Ce l'avevo finalmente fatta a dire la verità ma quale sarebbe stato il prezzo da pagare? Si mise seduto sul divano dopo essersi versato un amaro. 
<<Quant'è che va avanti questa storia? E non dirmi cazzate perché credo che tu me ne abbia rifilate già fin troppe!>> Il suo tono era fermo e inquisitorio. 
<<E' un po'. Te l'ho detto tante volte di cosa avevo bisogno ma tu...>> 
<<Stai zitta per favore! Non hai giustificazioni, nemmeno una! Non sarò l'uomo perfetto che vuoi ma i miei sentimenti sono sinceri e tu li hai stritolati. Non sono stupido, avevo capito. Speravo solo tu avessi il buon gusto di dirmelo senza farmi passare da imbecille!>> 
<<Pensavo non fosse una storia importante.>> Più cercavo di giustificarmi e più mi accorgevo di risultare ridicola. Cercavo ancora di buttargli fumo negli occhi e di ingannarlo, forse perché avevo paura di perderlo, ma lui non meritava questo, dovevo avere rispetto almeno della sua dignità. Mi accorsi in un istante che tutte le mie certezze erano crollate: davvero non amavo più mio marito? E davvero amavo così tanto Matteo? E i miei figli? Cosa avrei detto ai miei figli? E perché se ero tanto convinta di ciò che avevo fatto le gambe mi tremavano e mi veniva da piangere? La testa mi stava esplodendo ma Tommaso non si lasciò impietosire dalle mie lacrime. 
<<Messaggi e telefonate ad ogni ora del giorno, e forse anche della notte! Impegni improbabili! Rifiuti sempre più netti! Quanto avete riso alle spalle del bamboccio che sono? Eh?>> adesso stava urlando <<Ho investito tutto su di noi, ho creduto di doverti molto perché mi avevi accettato nonostante le mie mancanze e invece semplicemente te ne fregavi perché c'era chi sapeva riempire i tuoi vuoti con una sfacciataggine che ha dell'incredibile!>> 
<<Sì, hai ragione.>> Mi sentivo completamente disarmata e non sapevo cosa dire. 
<<Ho ragione??? Sai che ci faccio con la ragione? E chi sarebbe questo grand'uomo che ti sta aspettando? Perché aspettava che tu fossi libera, no?>> 
<<No, è sposato anche lui ed è di fuori.>> 
Tommaso scoppiò in una risata isterica che mi gelò il sangue. 
<<Sposato? Eccola la mia serafica e stupida moglie! Non so se sei tanto stronza da aver pensato di continuare a tradirmi facendomi fesso o se sei tanto imbecille da credere che lui lascerà tutto per te!>>
<<Sì, spero che lui scelga me, appena sarà il momento opportuno.>> Mi sentivo offesa e fui volutamente cattiva per rispondere a quel sarcasmo che, tra l'altro, non apparteneva a mio marito. 
<<Allora sei proprio stupida. Ma guardati! Non ti si addice la parte della ragazzina innamorata. Ti è sempre piaciuto giocare a fare l'adolescente, ma il gioco ti è sfuggito di mano. Dov'è il tuo grande amore? Cosa fa mentre aspetta il momento opportuno? Si nega come hai fatto tu? Si fa chiamare a casa?>> 
<<No...cioè...sì...più o meno...>> 
<<Te lo dico io cosa fa. Si scopa la moglie per tenerla tranquilla, la porta a cena fuori, in vacanza, le fa qualche regalo e, quando ha tempo, ha te. Ecco cosa fa. E tu gli scodinzoli dietro e credi a tutte le sue cazzate. Ci credi a tal punto che sei andata completamente fuori di testa!>> Ero sconvolta dalla sua calma apparente. Parlava come se quello che diceva non lo sfiorasse, ma non mi risparmiava punte di cattiveria e qualche insulto. Avrei voluto rispondergli per le rime ma ritenni che fosse meglio non alimentare la sua rabbia. 
<<Tommaso, le cose semplicemente accadono e se accadono di solito ci sono dei motivi. Forse ho sbagliato ma tu non hai fatto niente per evitare tutto questo. Ti incazzi sempre quando ormai è troppo tardi. Se avevi capito potevi fermarmi prima. Che senso ha ora sputare tutto questo veleno?>> 
<<Tu non sei mica normale! Io dovevo fermarti??? Tu ed io ci amavamo Marta. Se ti sei accorta, per tutti i motivi che vuoi, che per te le cose erano cambiate, dovevi dirmelo, non fare l'amante di un altro!>> 
<<Io non sono l'amante di nessuno. Ci amiamo.>> 
<<Sei disarmante. E io che ho sempre ammirato la tua intelligenza! Forse TU lo ami. Lui sta semplicemente giocando e il gioco gli è pure riuscito bene. Vorrei raggiungerlo ovunque si trovi e attaccarlo al muro! Se lo avessi davanti lo ammazzerei di botte!>> E dicendo quest'ultima frase sferrò un pugno violento sulla parete. Nel silenzio che ne seguì il trillo di un sms sul mio telefonino. 
<<Eccolo superman! Leggi! Che fai? Non leggi?>> 
Non sapevo cosa fare, non volevo contrariarlo ma nemmeno provocarlo. Mi avvicinai alla borsa, presi in mano il telefono ma lui me lo strappò. 
“Non vedo l'ora che sia domani patatina” lesse ad alta voce e a questo punto l'ira ebbe il sopravvento. 
<<Avete superato ogni limite!>> e scaraventò il telefono per terra mandandolo in mille pezzi. Ero spaventatissima ma non si avvicinò a me. Si prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere. 
<<Marta io ti amo, ti ho sempre amata. Come hai potuto farmi questo? Non riesco a crederci! Mia moglie in balìa di un farabutto che con quattro paroline dolci l'ha ammaliata e se l'è portata via!>> 
Fui sopraffatta da un'ondata di pietà e tenerezza, non sopportavo di vederlo così, mi sentivo tremendamente in colpa e volevo rimediare. 
<<Portami via a lui. Dimmele tu quattro paroline dolci, fai qualcosa, mi conosci!>> 
<<Zitta! Per favore sta' zitta! Non peggiorare le cose! Io me ne andrò da questa casa, domani, immediatamente. Non ci sto al tuo gioco e non m fido più di te. Ho ancora abbastanza dignità per mandarti affanculo insieme a lui ma non tornarmi a cercare quando rimarrai sola perché non ci sarò. E ricordati: l'amore è qualcosa di più profondo dei giochi che ti piacciono tanto. Lo capirai a tue spese. E adesso me ne vado a dormire. Rispondi al tuo “patatino”, fai come cazzo ti pare, per me sei libera. Mi fate schifo tutti e due!>> 
Ero talmente stordita che non sapevo cosa dire, cosa fare. Lo guardai mentre per l'ultima volta si avviava nella nostra camera da letto e detti libero sfogo alle lacrime. Raccolsi i pezzi del telefonino, recuperai la scheda e la inserii in uno vecchio che tenevo in un cassetto della scrivania. Risposi a Matteo che, nel frattempo, aveva inviato altri cinque sms. “Scusa amore, è successo un casino. Domani ti dico.” e, senza aspettare risposta, spensi il telefono e andai a letto nella camera di mia figlia. Era ormai tardi, ma non avevo sonno sebbene fossi sfinita. Temevo l'arrivo del giorno seguente.

Nessun commento:

Posta un commento